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Met Gala: André 3000 e un pianoforte sulla spalla

Come ogni primo lunedì di maggio, anche quest’anno i riflettori della moda e dello spettacolo si sono accesi sul Met Gala di New York. Tra red carpet e social in fermento, l’evento si è confermato un palcoscenico mediatico globale. A catalizzare l’attenzione è stato André 3000, che ha approfittato dell’occasione per pubblicare a sorpresa 7 Piano Sketches, il suo nuovo album solista


Ho sempre guardato al Met Gala con una certa ambivalenza: da un lato, è difficile non giudicare un format che mette in mostra l’eccentricità dell’alta moda celebrata in pompa magna (vedere alla voce “lucura”); dall’altro, è difficile restare indifferenti di fronte all’estrosità dei costumi che sfilano su quel red carpet. Quest’anno, a conquistare la scena è stato André 3000 che, oltre a calcare il tappeto rosso con un pianoforte a coda indossato come fosse uno zaino, ha scelto questa occasione per pubblicare un nuovo album. Ma prima di arrivare a lui, facciamo un passo indietro per inquadrare meglio il contesto.

Il Met Gala nasce alla fine degli anni ‘40 come serata di beneficenza a favore del nascente Costume Institute, il dipartimento del Metropolitan Museum dedicato alla moda. L’idea fu di Eleanor Lambert, allora celebre pubblicista del settore, che per l’inaugurazione organizzò un party esclusivo con biglietti da 50 dollari, tracciando da subito un legame esplicito tra moda e museo. Nei decenni successivi, il Gala si è gradualmente trasformato da ricevimento mondano a evento mediatico globale, coinvolgendo le celebrità più influenti. Dal 1995, la figura che più di ogni altra ha contribuito a questa evoluzione è stata la direttrice di Vogue America Anna Wintour, rendendolo una sorta di Oscar della moda.

Elemento distintivo del Met Gala è un fil rouge che, a rotazione, lega la sfilata con la mostra annuale dell’Istituto. Il primo, The World of Balenciaga, risale al 1973 ed era abbinato a una retrospettiva dedicata al celebre couturier. Da allora, i temi si sono moltiplicati e ampliati, talvolta scatenando polemiche, come nel caso di Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination (2018), centrato sull’iconografia cristiana. Il commento di un utente sull’allora Twitter – «My culture is NOT your goddamn prom dress» – fu ritwittato oltre quarantamila volte. Oltre a questo, non sono chiaramente mancati gossip e aneddoti, come la famosa litigata in ascensore tra Solange e JAY-Z.

Il tema scelto per il Gala 2025 era Superfine: Tailoring Black Style, un omaggio alla moda maschile afroamericana: chi meglio di André 3000 per interpretarlo? In bilico tra dandyismo, afrofuturismo e streetwear genderless, il suo stile è un atto performativo e profondamente personale che sfugge a ogni omologazione, mescolando epoche, influenze culturali e codici estetici con disinvoltura iconoclasta. Un’attitudine che attraversa anche la sua produzione musicale.

Dall’ultima esibizione con Big Boi come OutKast nel 2014, André ha intrapreso un percorso solista incentrato sulla sperimentazione sonora. Con New Blue Sun (2023) e Moving Day (2024), ha abbandonato ogni forma di rap per dedicarsi a composizioni strumentali ipnotiche e trascendentali, guidate dal flauto in tutte le sue forme: dal bansuri ai flauti maya, passando per strumenti a fiato elettronici e costruzioni artigianali di Guillermo Martinez.

Al Met, si è presentato con una tuta da lavoro disegnata dal fashion designer Daniel Lee per Burberry in collaborazione con lo stylist Law Roach e il brand Benjamin Bixby, fondato dallo stesso André nel 2008. Ma a rubare davvero la scena è stato il pianoforte a coda che portava sulle spalle, chiaro riferimento all’illustrazione che campeggia sulla copertina del suo nuovo album, 7 Piano Sketches, pubblicato proprio il giorno dell’evento.

Ispirato da giganti come Thelonious Monk, McCoy Tyner, Philip Glass, Stephen Sondheim, Joni Mitchell e Vince Guaraldi, il disco è infatti composto da sette improvvisazioni per pianoforte, registrate con un iPhone e il microfono di un portatile, tra un soggiorno in Texas con il figlio e la California, in ambienti domestici privi di qualsiasi apparato tecnico. L’unica traccia registrata in studio è stata blueberry mansionsIl titolo originale della raccolta voleva essere The Best Worst Rap Album In History: peggiore, perché praticamente privo di parole; migliore, perché è quello in cui dichiara di essersi sentito emotivamente più libero di esprimersi. Anche i titoli dei brani sono concettuali: sopperiscono alla mancanza di testi descrivendone l’atmosfera, come le didascalie di una scena teatrale.

Le improvvisazioni si aprono con una nota audio – a volte la voce è femminile, altre maschile, talvolta distorta – che scandisce i passaggi da un brano all’altro. Benché i primi due risultino più lenti a decollare, è dal terzo in poi che il progetto prende quota: in particolare, le risate in sottofondo su off rhythm laughter e l’ipnotica base percussiva di i spend all day waiting for the night agiscono come dispositivi scenografici, capaci di stimolare un’esperienza visiva e mentale che si costituisce ascolto dopo ascolto.

Mentre gli OutKast si preparano a entrare nella Rock and Roll Hall of Fame, André 3000 è riuscito a sfruttare la vetrina del Met Gala per mostrare al mondo la sua estetica elegantemente ribelle, coniugando costume e musica. In altre parole, facendosi carico di arte pura. O forse portando sulle spalle solo un pianoforte.

Jelena Bosnjakovic

Cresciuta a bagna càuda e rock 'n roll jugoslavo. Comunicatrice e viaggiatrice. Può essere la musica un metro di giudizio? Sì. Siamo ciò che ascoltiamo.

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