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L’intramontabile tempo delle cattedrali

Si è svolta venerdì 12 dicembre la conferenza stampa di Notre Dame de Paris, il musical tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, per presentare il nuovo tour italiano previsto a partire da febbraio 2026. Per l’occasione Riccardo Cocciante, autore delle musiche che hanno reso quest’opera un cult per più di una generazione, ha presentato il nuovo cast


Notre Dame de Paris è un fenomeno intergenerazionale che, avvicinandosi al suo venticinquesimo anniversario, non accenna a tramontare. Ne è prova l’accoglienza di un pubblico mondiale, fedelissimo a quest’opera fin dalla sua prima messa in scena a Parigi, nel 1998. Dal 2002 a oggi, la versione italiana prodotta da David Zard ha segnato la storia dello spettacolo dal vivo con numeri impressionanti: 49 città toccate, 1.548 repliche e un impatto culturale tale da consacrarla a culto. L’Arena di Verona, tappa fissa del tour e considerata la Notre Dame italiana, è il luogo in cui NdP è diventata la prima opera non lirica mai rappresentata nell’anfiteatro romano, sancendone il successo nazionale.

La collaborazione tra il paroliere canadese Luc Plamondon, autore dei testi originali in francese, e Riccardo Cocciante, compositore dell’intera opera, è stata determinante per il successo internazionale di brani iconici come Il tempo delle cattedrali e Bella, a prescindere dallo spettacolo stesso. Il risultato della loro sinergia artistica è un’opera in due atti che fonde elementi di lirica, arie e recitativi, con l’onda emotiva del pop e del rock, mentre la danza contemporanea e acrobatica costruiscono il tessuto fisico e visivo della scena. L’estro di Plamondon e Cocciante ha trasformato il classico di Hugo in un’opera di risonanza universale, replicata in oltre venti Paesi e capace di parlare al cuore di milioni di spettatori in nove lingue: francese, italiano, inglese, spagnolo, russo, coreano, fiammingo, polacco e cinese.

Perché questo musical continua a emozionare un pubblico che spazia dalla generazione boomer alla Z? La risposta risiede nella forza evocativa delle musiche, nel carisma degli interpreti, nell’energia del corpo di ballo e nei temi universali della trama – l’emarginazione e l’amore impossibile – inseriti nel quadro di un conflitto più ampio: la contrapposizione tra condotta morale e desideri umani. Il musical si apre con il poeta Gringoire, che introduce immediatamente il contesto del racconto: Parigi nell’anno del Signore 1482. Il tempo delle cattedrali è probabilmente il brano più celebre e interpretato dell’intera opera e, oltre ad aprirla, viene sempre cantato dal cast nel momento degli inchini.

Una volta catapultati davanti alle porte della cattedrale, entrano in scena i ballerini nel ruolo dei gitani della Corte dei Miracoli, guidati dal loro Re Clopin, da cui si leva il grido disperato di richiesta d’asilo. La canzone I clandestini è accompagnata da una danza sfrenata che anima la piazza di Notre Dame. È qui che fa la sua prima apparizione l’antagonista dell’opera, l’Arcidiacono Frollo, insensibile – se non apertamente disgustato – dalle suppliche di coloro che identifica come reietti privi di etica. Frollo ordina quindi al capitano delle guardie, Febo, di disperdere i gitani. Quest’ultimo è pronto a scatenare un massacro, se non fosse che l’ingresso in scena di Esmeralda – la giovane e bellissima zingara che danza scalza nella piazza davanti a Notre Dame – cattura immediatamente la sua attenzione.

Nel tour 2026/2027, i personaggi fin qui citati vedranno alternarsi novità e grandi ritorni. A vestire i panni di Gringoire, Frollo e Febo saranno tre interpreti molto amati dal pubblico: Matteo Setti, Vittorio Matteucci e Graziano Galatone. Clopin ed Esmeralda prenderanno invece vita attraverso il corpo e la voce di Angelo Del Vecchio ed Elhaida Dani. Rispettivamente classe 1991 e 1993, i due artisti non sono estranei al mondo di NdP: entrambi hanno preso parte alle tournée in Europa, Asia e Nord America, esibendosi in più lingue. Per Del Vecchio, la vera novità consisterà nel passaggio dal ruolo di Quasimodo a quello del re dei gitani.

Tra Esmeralda e Febo l’attrazione è immediata e reciproca. Tuttavia, il capitano è già promesso alla nobile Fiordaliso, interpretata dalla giovanissima Camilla Rinaldi, che si troverà a competere con Esmeralda per l’amore di Febo. La contrapposizione tra le uniche due figure femminili del musical viene resa esplicita nel brano Bello come il sole, in cui le donne esprimono il loro amore per il capitano. Esmeralda non attira soltanto l’attenzione di Febo: dalla cattedrale Frollo la osserva ossessivamente. Combattuto dal dogma della fede, l’arcidiacono viene divorato da un desiderio carnale che fatica a controllare. Deciso a liberarsi una volta per tutte dalla tentazione rappresentata da Esmeralda, Frollo incarica Quasimodo, il campanaro deforme di Notre Dame, di compiere per lui il lavoro sporco.

Il tentativo di Quasimodo – che verrà interpretato ancora una volta da Giò di Tonno – viene sventato da Febo, che ordina di legarlo alla ruota per farlo umiliare e torturare in pubblica piazza. Di fronte alle sue grida di pietà, Esmeralda – incoraggiata da Clopin – gli porge dell’acqua da bere. Questo gesto dà il La a Bella, la canzone con cui i personaggi maschili dichiarano apertamente i propri sentimenti nei confronti della donna. Quasimodo, consapevole di essere visto da tutti come un mostro, scorge in quell’atto di compassione la possibilità di un’intera vita dedicata ad amarla senza riserve. Frollo riconosce di essere travolto da una passione che non sapeva di poter provare: tenta di reprimerla, ma più cerca di farlo più le fiamme – vissute come un inferno interiore – diventano indomabili, fino a spingerlo a supplicare la cattedrale di poter giacere almeno una volta con lei. Febo è attratto da Esmeralda perché scatena in lui delle fantasie che non prova per Fiordaliso, che decide di lasciare.

Il rapporto del maschile nei confronti del femminile è cruciale nello sviluppo dell’intera opera e viene ulteriormente sviscerato nei brani successivi. In Se guardassi dentro di me, Quasimodo vorrebbe dire a Esmeralda di essere l’unico ad amarla davvero. Cuore in me racconta il modo in cui Febo vive il legame con le due donne che lo amano. Mi distruggerai, Un prete innamorato, Visita a Esmeralda e Un mattino ballavi esprimono il folle trambusto emotivo di Frollo, che sceglie di arrivare a Esmeralda in modo sempre più subdolo. 

Pedinando Febo, l’Arcidiacono scopre che i due amanti si sono dati appuntamento al Val d’Amore. Approfittando di questo momento di intimità, quando le difese di Febo sono completamente abbassate, lo pugnala alle spalle senza farsi vedere, facendo ricadere la colpa del tentato omicidio su Esmeralda. Convinto di essere stato raggirato dalla zingara, Febo implora il perdono di Fiordaliso. Lei accetta, ma a una sola condizione: «Io farò mia la tua avventura, ti amerò se tu mi giuri, ti amerò se tu mi giuri, che impiccheranno la Esmeralda» (queste strofe fanno parte del brano La cavalcatura, eseguito durante la conferenza stampa da Camilla Rinaldi in maniera eccellente). A questo punto, Esmeralda può contare soltanto su Quasimodo, Clopin, la Corte dei Miracoli e su Gringoire, che nel secondo atto tenteranno in ogni modo di proteggerla e salvarla dal suo triste destino.

Notre Dame de Paris è una storia senza lieto fine. Eppure, la sua unicità sta nel mostrare che l’amore autentico può sopravvivere anche alla tragedia più crudele. È Esmeralda a ricordarcelo, ormai consapevole che verrà giustiziata per stregoneria, cantando Vivere per amare: un inno che racchiude tutta la forza, la dignità e la luce di questo personaggio in gabbia. Ed è per questo che, come pubblico, continuiamo a esserle profondamente grate.


Nota personale: un pensiero di gratitudine a Franca, per avermi fatto varcare per prima le soglie di Notre Dame; alla vicina di poltrona di un’indimenticabile replica al Pala Inalpi, per avermi tenuto la mano nei momenti più emozionati; a Lola Ponce, per avermi fatto amare Esmeralda; e a Elisa, per condividere questo amore con me. 

Jelena Bosnjakovic

Mix italo-balcanico. Cerco storie tra le frequenze. Può la musica essere un metro di giudizio? Sì, siamo ciò che ascoltiamo.

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