Con l’arrivo della ricolma stagione dei festival, Ivreatronic cerca di costruire un modo di stare insieme alternativo. Rimane difficile, però, riuscire a farlo svincolandosi dalle logiche consumistiche che contraddistinguono l’evento musicale contemporaneo
«Amore, Magia e Utopia», questi i valori su cui Ivreatronic intende fondare la sua proposta di un festival che, dal 14 al 15 giugno 2025, potrebbe riuscire a instaurare una città-stato temporanea tra le porte del Bunker di Torino. L’attività del collettivo piemontese, infatti, alimenta da sempre una visione della musica elettronica come strumento di fusione dei corpi e delle soggettività in un “noi” condiviso, all’insegna della liberazione dall’individualismo e dalla prostrazione all’utile che permea ampiamente la società contemporanea. L’indimenticabile tour di feste – festival itinerante prodotto da DNA Concerti –, infatti, dal dicembre del 2024 ha portato i suoni del collettivo nei club di tutta Italia e si concluderà con il naturale ritorno alla terra madre di Ivreatronic, per riunire ancora una volta la comunità intorno ai giusti bpm.
Si può effettivamente individuare, però, questo potere trasformativo nelle feste contemporanee? Una corposa letteratura antropologica ha evidenziato come, a dire il vero, nel corso delle trasformazioni sociali la dimensione festiva abbia perso la sua funzione coesiva. Se nelle comunità arcaiche la festa rappresentava un impegno collettivo e incorporato nella percezione del tempo e del proprio ruolo all’interno dei rapporti interpersonali, ai giorni nostri la prevalenza del tempo del lavoro nelle nostre vite e la frammentazione dei legami in piccole bolle sociali ha trasformato lo statuto del tempo festivo in quello che oggi possiamo descrivere come “evento”. Quest’ultimo, infatti, si colloca all’interno del tempo libero come una forma volontaria e occasionale per consumare un’esperienza, una vacanza complementare al tempo del lavoro e piuttosto distaccata dall’effettivo potere della festa arcaica, in cui i legami sociali tra i partecipanti venivano modellati, scomposti e rinsaldati.
Su questa sorta di declino contemporaneo del valore attribuito alla festa e del suo piacevole effetto liberatorio possiamo interpretare anche uno dei testi di Cosmo, artista tra i rappresentanti di Ivreatronic più noti al grande pubblico. In Io ballo, tratto dall’album La terza estate dell’amore del 2021, la critica all’interdipendenza del tempo al lavoro è semplice e lucida:
«Ballo per distruggere chi sono / Cancello la distanza, nello spazio, tra i corpi / Trasformo la geografia della città (Io ballo) / Ridisegno la mappa / La mappa di una nazione che scompare, poof, crollano barriere / Toccarsi, sudarsi addosso / Sconosciute, sconosciuti / Esperimenti viventi […] E se questo è un gioco, è il gioco più importante del mondo / Perché il sacro, la magia, i rituali, le celebrazioni collettive / Non le sostituiremo mai / Con il lavoro, la carriera, il successo, la sicurezza, l’igiene / L’igiene / Ballo e cambio la realtà»
Tramite i suoi canali informativi, Ivreatronic racconta che anche l’esperienza di L’indimenticabile tour di feste prende ispirazione da questo concetto arcaico recuperato. Per limitare la tipica distanza tra l’artista come idolo sul palco e il pubblico nei suoi spazi adibiti, durante il tour non viene comunicato l’ordine di uscita e la console viene posizionata a terra, mentre i performer che non suonano rimangono tra i partecipanti, assottigliando al massimo la gerarchia tra artista e pubblico. Ogni partecipante, infine, è invitato a non utilizzare i telefoni e a collocarsi nel momento presente: così la mutevolezza dei ruoli, lo scambio e la predisposizione a un’amplificazione dei legami affettivi e sociali rende il progetto dal vivo di Ivreatronic particolarmente interessante nel panorama degli eventi musicali.
Al di là della filosofia del collettivo, restano comunque aperte delle criticità dal punto di vista esecutivo per una rifondazione contemporanea della festa. Chiaramente, il concetto di apertura nella Libera Repubblica di Ivreatronic potrebbe non convincere a pieno di fronte alla presenza di un biglietto d’accesso, che sarebbe in ogni caso ingenuo tentare di escludere a fronte di ospiti internazionali e maestranze da supportare nella realizzazione del festival. Piuttosto, può risultare complesso promuovere l’esistenza di un’iniziativa dal vivo che si distacca dalla tipica esperienza dell’evento, ma che per forza di cose ne deve adottare il linguaggio di vendita per sostenersi. Inoltre, dove il tema dell’esperienza unica, imperdibile e indimenticabile richiama il dizionario comune con cui i fruitori degli eventi sono indotti a ripetere il consumo di esperienze che si esauriscono, viene sottolineata anche la debolezza dell’evento nel lasciare un segno nell’esperienza sociale che travalichi lo spazio e il tempo dello stesso.
Su questo, va detto, Ivreatronic è onesta. La Repubblica che ha in mente è un’utopia ed è anche difficile pensare possa non essere solo temporanea. Tuttavia, il collettivo riesce nuovamente ad aprire un dubbio sulla legittimità del consumo di esperienze e sul valore che i festival musicali hanno per noi individui, intesi come esseri umani e sociali. Questo presidio di resistenza, seppure un po’ solitario, ci serve.