Il nuovo album di Liam Gallagher e John Squire è un viaggio nel tempo senza pretese che ci riporta nella comfort zone del britpop degli anni ’90, il periodo più florido di questo genere
Cosa succederebbe se Oasis e Stone Roses si unissero in un unico progetto? Probabilmente non avremo mai una risposta, ma il nuovo album Liam Gallagher John Squire ci va molto vicino. Infatti, l’ex frontman degli Oasis ― Liam Gallagher ― e l’ex chitarrista degli Stone Roses ― John Squire ― hanno sorpreso tutti rilasciando, il primo marzo, un progetto degno di nota per i nostalgici del britpop e degli anni 90.
Liam e John vantano un’amicizia di lunga data, oltre a una stima artistica reciproca. Liam Gallagher, del resto, è sempre stato un grande fan degli Stone Roses, a cui dà anche parte del merito per essersi lanciato nel mondo della musica all’epoca degli Oasis. Proprio questo rapporto li ha portati, già negli anni d’oro del britpop, a realizzare delle collaborazioni live: nel 1996 gli Oasis invitarono John Squire sul palco durante il loro concerto a Knebworth, per suonare insieme Champagne Supernova e I Am The Walrus, storico brano dei The Beatles.
Così, nell’estate del 2022 a seguito di un nuovo invito da parte di un Liam ormai solista, Squire ― ritiratosi da tempo per dedicarsi alla pittura ― torna a calcare il palco di Knebworth per suonare Champagne Supernova insieme a lui. Poco dopo, l’idea: John decise di presentare a Liam alcuni brani che aveva scritto, per proporgli una collaborazione. Ovviamente, l’ex frontman degli Oasis non se lo è fatto ripetere due volte e ha accettato subito la proposta. Nasce così, all’improvviso, l’album Liam Gllagher John Squire.
L’album è frutto dell’estro creativo di John Squire, a cui Liam Gallagher ha prestato la sua voce per interpretare i brani. La prima traccia, Raise Your Hands, si apre con un chiaro riferimento ai Beatles – l’attacco iniziale ricorda in maniera molto vivida il brano dei “Fab Four“ With A Little Help From My Friends –; ma l’influenza beatlesiana è evidente anche in altri pezzi come Mars To Liverpool – la chitarra del ritornello «here comes that feeling» è la stessa di Here Comes The Sun –, I’m So Bored e You’re Not The Only One. Ma i riferimenti non finiscono qui. Infatti, non si può fare a meno di notare che i riff della chitarra di Squire si ispirano molto alle chitarre di Jimi Hendrix, soprattutto in Love You Forever – brano che ricorda molto Purple Haze e Voodoo Child (Slight Return) di Hendrix – e in Just Another Rainbow.
Vale la pena dirlo, questo album non ha la pretesa di portare una ventata d’aria fresca, non esplora nuovi suoni e non si sente niente di particolarmente ricercato. Anzi, rimane molto nella comfort zone del britpop degli anni ’90 perché, alla fine, questo è ciò che sono Liam Gllagher e John Squire. Del resto, questo progetto non è nato – come ha rilasciato Liam in un’intervista per Rolling Stone– per fare soldi, ma solo per divertirsi e fare musica insieme, come due vecchi amici di lunga data che si rincontrano.
Ascoltando l’album, si può percepire una sensazione di familiarità e di ritorno alle origini che ci riporta agli anni d’oro di questo genere, quando gli Oasis e gli Stone Roses erano all’apice della carriera. Nulla di nuovo, è vero, ma questo è un lavoro che va ascoltato senza pretese, lasciandosi semplicemente trasportare dalla malinconia di tempi passati che, probabilmente, non torneranno più. Liam e Squire ci ripropongono qualcosa di già sentito, già vissuto e lentamente abbandonato negli anni – d’altronde si sa, la musica è in costante mutamento –, ma è forse proprio questo il punto fondamentale dell’album: ricordare a tutti che la musica ha vissuto un glorioso e iconico periodo, partito da Manchester e arrivato in tutto il mondo. E noi oggi, in qualche modo, siamo ancora lì.