Il titolo del celebre brano di Franco Battiato diventa il claim di questa edizione del GOGOBO: La stagione dell’amore. Un festival nel quale la musica ci tiene uniti fino a notte fonda. Quattordici live in soli due giorni: se non è amore questo, allora che cos’è?
GOGOBO, festival musicale giunto alla sua quinta edizione, quest’anno si è spostato per la prima volta in una location storica di Bologna, il Link Arena. Questa scelta ha permesso di sfruttare al meglio gli spazi disponibili, offrendo al pubblico ben due palchi esterni, zone in cui rilassarsi sul prato e godere dell’area ristoro e perfino un palco indoor, per i live e i dj set notturni.
La voglia di stare insieme, conoscersi e poi ballare finché le gambe lo permettono è ciò che si percepisce appena arrivati ai cancelli del GOGOBO. Un clima di serenità, le persone che si muovono a ritmo di musica. Per di più, finalmente è arrivata l’estate, quindi: sandali ai piedi, camicia leggera e birra in mano, in perfetto stile bolognese!
Consapevolezza e ricerca non solo nella scelta artistica, ma anche dal punto di vista organizzativo – per esempio da quest’anno è possibile raggiungere il festival servendosi di comode navette in partenza dalla Montagnola – dimostrano che il team di GOGOBO desidera portare il festival a una costante maturazione nel tempo. Il venerdì 14 di giugno, prima serata di questa edizione, ha proposto una line-up variegata, che spazia dal cantautorato italiano al funk – che l’ha fatta da padrone –, dall’ afrobeat all’elettronica.
Ad aprire il festival, a sole non ancora tramontato, è stata Chiara Cami, vincitrice – insieme a Pocodigiorgio, che si esibirà il secondo giorno – del contest SLURP, la competizione che durante l’anno, al Cortile Cafè, premia i talenti emergenti. Il format chitarra acustica e voce, unito a testi molto intimi, le ha permesso di raccontarci un po’ di sé in modo genuino e sincero.
Con l’arrivo del tramonto è salito sul palco Sandri, cantautore di Cesena, insieme a tutta la sua band. Michele Alessandri, in arte Sandri, è una delle maggiori promesse del panorama italiano, un panorama che pare distratto e un po’ lento per non essersi accorto prima di lui. La sua è una delle migliori “penne” in circolazione, con le sue parole è capace di creare immagini fotografiche che inchioda con la sua voce potente e la sua capacità di tenere il palco. Difficile spiegare l’energia che si percepisce durante un suo live: è necessario ascoltarlo dal vivo. Il sound è quello di una rock band – di quelle sincere – composta da musicisti che di musica ne hanno ascoltata e ne ascoltano quotidianamente, perché di musica hanno fame e non possono farne a meno.
A seguire, con un cielo rosa alle spalle, Il mago del gelato, band milanese che ha portato ritmo e sensualità sotto palco. Funk, afrobeat e jazz si incontrano e ne esce un groove travolgente e perfetto per un tramonto estivo, impossibile per chiunque tenere fermi i piedi.
Come per la scorsa edizione, anche questa volta la musica elettronica è stata il filo conduttore e la vera padrona della serata. Del resto, il Link Arena è il luogo adatto per spingere i subwoofers – e di conseguenza la gente sotto cassa – ai limiti della psichedelia. Si sono esibiti artisti e dj tra i nomi più interessanti e noti del clubbing internazionale. In ordine di apparizione: Jolly Mare, all’anagrafe Fabrizio Martina, produttore polistrumentista e appassionato ricercatore musicale che ha catturato il pubblico facendolo cadere in un affascinante loop sonoro. Dj Rocca, produttore e musicista attivo negli anni Novanta, un’istituzione del clubbing italiano. Al suo debutto in Italia – a un orario che non le ha reso giustizia, ultima della line-up dalle 2:30 fino a chiusura – è infine giunta Terr, progetto musicale di Daniela Caldelles, dj e producer tra le più interessanti in circolazione.
La vera sorpresa di questo festival è stata la scelta, rischiosa ma apprezzata, di mettere due live, quello di Marco Castello e quello dei Savana Funk insieme a Gaudi, dopo Jolly Mare e prima di Dj Rocca, spezzando così quel rigore di generi, caratteristico di alcuni festival.
Marco Castello e la sua band, musicisti di talento, hanno calcato il palco per quasi un’ora e mezza, creando la vera sintonia, il legame, il botta e risposta con il pubblico che già li ama, a riprova del loro crescente successo. Benché Castello venga spesso accostato a Lucio Battisti – influenze evidenti certamente ve ne sono –, è stato piacevole sentire la sua voce morbida unirsi agli strumenti, giocare con i fiati, ma soprattutto amalgamarsi con l’incalzare della sua chitarra, ricordandoci la grazia di Pino Daniele. Unico appunto da fare a questo live: alle volte la quantità di strumenti sul palco e la potenza di questi sovrastano la voce più delicata di Marco Castello, a discapito della comprensione delle parole dei suoi testi, nei quali ha saputo unire ironia e serietà in modo originale.
I Savana Funk insieme al produttore Gaudi hanno inaugurato il palco indoor con una jam nella quale hanno mescolato funk, dub e soprattutto suoni “cosmici”, come volessero proiettarci in un viaggio intergalattico. A sorpresa, è salito con loro sul palco Willie Peyote per cantare Sulla riva del fiume: una collaborazione, questa, che suona come un esperimento ben riuscito. Il loro groove si sposa con il testo impegnato della canzone e il pubblico dimostra di apprezzare, non smettendo di ballare e cantare.
Ed è proprio questo il punto: Dopo aver assistito al primo assaggio d’estate al GOGOBO, com’è possibile fermarsi, ora che è iniziata La stagione dell’amore?