Vomito sul palco, atti osceni e autolesionismo. Iggy Pop è famoso per le sue performance estreme e sovversive, ma dietro questo atteggiamento ribelle che negli anni ’70 è diventato il simbolo della cultura punk si nasconde un significato più profondo: la ricerca della libertà e la lotta contro l’insicurezza cronica. Questo artista ha vissuto, fino a oggi, una vita sul filo del rasoio, viaggiando costantemente tra libertà e auto-distruzione
Di certo non servono presentazioni per lo storico frontman della band The Stooges. Iggy Pop è un’icona che, negli anni ’70, ha rappresentato alla perfezione il movimento di ribellione del genere punk. Grande fan dei The Doors e caro amico di David Bowie, Iggy Pop inizia a capire quale direzione vuole prendere sul palco proprio guardando le performance di Jim Morrison. Pop era ammaliato dallo stile estremo di Morrison, tanto da diventare uno dei primi performer a oltrepassare diversi limiti ai concerti e il primo a praticare abitualmente lo stage diving. Le performance di Iggy sono sempre state al di là di ciò che il pubblico si potesse aspettare da un concerto: rotolamenti su cocci di vetro, vomito sul palco, atti osceni e autolesionismo sono solo alcune delle follie che l’artista ha compiuto nei suoi live. Questa tendenza alla sovversione ha reso Iggy Pop una figura rappresentante della lotta tra libertà assoluta e autolesionismo. E se di lotta parlo è perché sorge spontanea una domanda: quanto ci si può spingere in là pur di sentirsi liberi di fare ed essere ciò che si vuole? Quand’è che questa libertà diventa auto-distruzione?
«Sono ancora vivo perché ho la capacità di calcolare il rischio. Il mio psichiatra una volta mi disse che sapevo benissimo quanto potevo spingere e soprattutto quando era il momento di tornare indietro»
Ciò che colpisce di questo artista è proprio la sua capacità di mantenere una sorta di controllo nella sua follia, una consapevolezza su quanto il suo corpo può essere torturato e martoriato prima di arrivare al collasso. E proprio questa consapevolezza lo portò, in passato, a farsi ricoverare di sua spontanea volontà per problemi di dipendenza legati all’eroina. Ma gli eccessi sono solo un sintomo, una conseguenza di qualcosa che risiede più in profondità: il desiderio della libertà a tutti i costi.
«So bene che è un’illusione e che la libertà è solo una sensazione. Ma finora ho vissuto la mia vita convinto che quella sensazione è l’unica cosa che vale la pena di inseguire. Tutto ciò di cui hai bisogno, non necessariamente la felicità o l’amore, è sentirti libero»
Iggy Pop è sempre stato ossessionato dal concetto di libertà. Per lui la libertà rappresenta un bisogno primario, qualcosa da inseguire e ottenere a tutti i costi e i suoi comportamenti estremi, uniti alla dipendenza da sostanze, sono il modo che ha trovato per sentirsi libero. La vita di eccessi non è però soltanto l’espressione di una libertà ricercata in maniera ossessiva, ma anche un adattamento creativo a fronte di un sentimento che ha accompagnato l’artista per tutta la vita: l’insicurezza cronica. Sì, perché sotto quell’atteggiamento folle e quelle performance estreme si cela una personalità profondamente insicura, nella vita privata come in quella professionale. Ed è proprio qui, nelle sue fragilità, che l’artista percorre una strada in precario equilibrio tra libertà e auto-distruzione, e il confine tra questi due punti è molto labile.
C’è un legame tra il bisogno di libertà e l’insicurezza di Iggy Pop. Essere liberi significa poter essere qualsiasi cosa, senza compromessi e senza essere definiti dagli altri. L’insicurezza è invece un sentimento molto legato al mondo esterno, a come gli altri ci percepiscono e ci definiscono. L’insicurezza nasce proprio dalla paura del giudizio degli altri, di non essere abbastanza per un mondo che ci vuole secondo determinati standard. In quest’ottica il bisogno feroce di Pop ha perfettamente senso se si pensa che questo artista ha vissuto tutta la sua vita dubitando di se stesso e del suo lavoro. Quando l’insicurezza diventa insostenibile può capitare di diventare sovversivi per opporci a questo sentimento e, col tempo, la personalità ribelle di Iggy Pop è diventata un vero e proprio manifesto del movimento punk.
Il rifiuto verso le regole e gli atti di ribellione rappresentano un modo per allontanarsi da ciò che la società vuole da noi. Iggy Pop ha portato questo bisogno al suo estremo, mantenendo però una sorta di lucidità verso i propri limiti fisici e mentali. Vissuto sul filo del rasoio per tutta la vita, in questa prospettiva ha trovato un modo per sentirsi libero, spinto dal bisogno di distaccarsi da quei sentimenti di insicurezza che l’hanno accompagnato fino a oggi.