Dai messaggi di pace di John Lennon agli outfit di Madonna, passando per l’anonimato dei Daft Punk. Il mondo della musica è colmo di figure diventate celebri non solo per la loro arte, ma anche per l’immagine. In che modo l’artista diventa un’icona per la società? Ci sono una serie di fattori che si intrecciano per contribuire alla nascita di questo fenomeno, ma sicuramente l’ingrediente fondamentale è il pubblico
Tutti noi abbiamo, almeno una volta nella vita, sentito o usato il termine icona pop per riferirci a delle figure artistiche – in questo caso musicali – dotate di caratteristiche simboliche che vanno al di là della sola musica. L’icona pop, nel senso più lato del termine, è una figura rappresentativa di un simbolo, una persona che nella cultura popolare – da cui il termine pop – è diventata un punto di riferimento per la società. Il simbolo di cui questa si fa portavoce non è legato solo alla musica che fa, ma anche al messaggio che trasmette, ai vestiti che indossa e così via.
Un artista iconico è qualcuno che, agli occhi del pubblico, diviene il prototipo di un movimento, di un determinato stile o, alle volte, di un’intera generazione. Ma in che modo un artista diventa un’icona? Innanzitutto, l’ingrediente fondamentale è proprio il pubblico. Lo sguardo della società si rivolge verso l’artista creando o convalidando un’immagine di esso che sia immediatamente riconoscibile e trasmetta un senso di familiarità e sicurezza. Così, l’immagine artistica si sovrappone all’Io privato dell’individuo e funge da scorciatoia cognitiva per il pubblico.
Gli artisti che, attraverso la loro musica, riescono a rappresentare un’epoca o un sentimento collettivamente condiviso hanno alte probabilità di diventare iconici, proprio perché rimangono impresse nella memoria delle persone e sono facilmente riconoscibili all’interno di un mondo che offre molte proposte musicali. Inoltre, il fatto di rappresentare un’epoca può passare non solo dalla musica ma anche da altri canali, come la moda o le tendenze. Un altro fattore da non sottovalutare è il carisma. Un artista caratterizzato da fascino e magnetismo non solo sul palco, ma anche in altri contesti non per forza legati alla musica, è un artista che riesce a creare un legame stretto con il pubblico, che permane nel tempo e gli permette di raggiungere il successo a lungo termine.
Personalmente, una delle mie prime icone pop è stata senza dubbio Avril Lavigne, un’artista che, quando avevo quattordici anni, rappresentava per me un ideale di ribellione che si stava facendo sempre più spazio nella mia nuova adolescenza. Correva l’anno 2009 e con i suoi vestiti da skater e la sua attitudine emo-pop-punk, Avril Lavigne incarnava il prototipo perfetto di tutte quelle ragazzine che si sentivano un po’ maschiacce e un po’ ribelli. A suon di smalto nero, pantaloni cargo e fermacapelli rosa, Avril era diventata non solo una cantante molto famosa, ma anche il simbolo di una comunità di giovani ragazze ribelli nell’epoca della cultura emo.
Ci sono molti modi in cui un artista può raggiungere il successo e diventare un’icona pop, perché il riconoscimento all’interno di una comunità passa attraverso molteplici canali: politica, moda, tendenze, stili di vita. Prendiamo in esame due artisti tra i più rappresentativi di questo fenomeno consacratorio dell’icona pop: Madonna e David Bowie. Madonna ha rappresentato, nei suoi anni d’oro, la perfetta cantante dissacrante, aprendo la strada a molte artiste arrivate dopo di lei – una fra tutte Lady Gaga –. Con il suo stile dark contornato da accessori religiosi come i rosari, Madonna è riuscita a far parlare di sé e scandalizzare, diventando così riconoscibile, memorabile e iconica. Allo stesso modo, quando si parla di personalità artistiche molteplici e camaleontiche non si può non parlare del Duca Bianco. Bowie è stato un arista a tutto tondo, un innovatore sia nella musica sia nella moda. Molti sono i contributi che l’artista ha dato alla sua epoca; il più importante, a mio avviso, il fatto di essere riuscito a offrire un’immagine androgina molto distante dal binarismo di genere e che, nei suoi anni, era ancora molto controversa. Un’artista dotato di una personalità avanguardistica, capace di promuovere un’idea di moda fortemente intrisa di impegno sociale, legata a una nuova forma di rivendicazione dei diritti di genere e alla promozione di un’immagine svincolata dai pregiudizi, dall’odio e dal binarismo.
L’iconicità, poi, può passare anche dalla riservatezza e dall’anonimato, come nel caso dei Daft Punk o di Liberato. Questi artisti sono riusciti a far parlare di sé e diventare celebri proprio per l’assenza di un’immagine pubblica. Non sapere qual è il volto o il vero nome di un personaggio famoso stimola la curiosità da parte del pubblico e contribuisce a creare in lui un senso di voyeurismo che, alle volte, sfocia in una vera e propria ossessione verso l’artista. L’identità nascosta fa parlare molto di sé e più si scalano le classifiche del successo più l’immagine riservata diventa iconica.
Un altro personaggio che rappresenta ormai un’icona storica è John Lennon. Qui, però, non parliamo di moda e anonimato, ma di politica. Com’è noto, infatti, Lennon è stato un forte sostenitore del movimento hippie di pace contro le guerre, soprattutto nella sua vita al di fuori dei The Beatles al fianco della compagna Yoko Ono. Certo, la sua celebrità è indubbiamente debitoria del progetto musicale dei Beatles; tuttavia, l’artista ha ben saputo reinventarsi, approfittando della sua notorietà per mandare avanti un messaggio politico preciso, con l’obbiettivo di raggiungere quante più persone possibili. John Lennon è così diventato un artista la cui immagine pubblica è divenuta un tutt’uno il suo attivismo politico e sociale.
A volte, gli artisti possono diventare delle icone non per stima, ma per critica e accanimento da parte del pubblico. È il caso di figure come Courtney Love o Miley Cyrus, diventate iconiche poiché etichettate come delle trainwreck, ovvero delle donne che hanno perso il controllo. La lettera scarlatta che è stata cucita loro addosso, tuttavia, non le ha di certo fermate. Anzi, sono riuscite a utilizzare questo stigma come un punto di forza per lanciare un messaggio di emancipazione che le ha rese iconiche per la loro causa. La fama è passata, così, dall’essere un bacino d’odio a un seguito di stima e approvazione.