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La complessità umana raccontata da Appino: Humanize arriva a Torino

Amore, paura, odio e speranza: il cantautore toscano ha presentato il nuovo album “Humanize” durante un concerto all’Hiroshima Mon Amour di Torino


Siamo abituati a vederlo correre, saltare, lanciarsi sulla folla – l’ultima volta a bordo di un gonfiabile – e lanciare frecciatine a Ufo durante i concerti degli Zen Circus, ma il concerto solista di Andrea Appino è tutta un’altra storia. Messi da parte per un attimo la vena goliardica e il clima di festa che caratterizzano le esibizioni live della band toscana, ciò che trova qui ampio spazio è l’esplorazione della complessità umana e la volontà di raccontarla in una cornice molto più cupa, ma non per questo disillusa o rassegnata. O almeno non sempre.

Humanize, l’ultimo disco solista di Appino – già voce e chitarra degli Zen Circus – è uscito lo scorso novembre e ora il cantautore toscano è impegnato a presentarlo in giro per l’Italia con l’Humanize Club Tour 2024. Il disco arriva a distanza di otto anni da Il grande raccordo animale e a dieci da Il testamento. Il tour è partito da Livorno ed è passato per Bologna, Perugia, Roma e Trento. La data di Torino è all’Hiroshima Mon Amour, in una tiepida serata di marzo.

Nonostante il club abbia impiegato un po’ di tempo per riempirsi, poco prima dell’inizio del concerto la sala è gremita di persone e l’atmosfera si è improvvisamente caricata di elettricità. Le prime birre sono finite e anche la voglia di chiacchierare, sono tutti in trepidante attesa che il concerto inizi.

Appino sale sul palco vestito di nero e con gli occhiali da sole preceduto dai musicisti che lo accompagnano, vestiti di nero anch’essi ma con delle t-shirt sulle quali compaiono elementi fosforescenti, che cambiano colore durante il movimento delle luci sul palco. E le luci, in questo concerto, hanno un ruolo molto importante, ma ci arriveremo tra poco. Il concerto si apre con DEL NOSTRO AVVENIRE, brano che apre anche il nuovo disco e che rappresenta la prima doccia fredda della serata: siamo piccoli, siamo incasinati e probabilmente senza futuro, ma siamo umani. Si procede con METTI QUESTA AL MIO FUNERALE ed E’ SOLO UNA BOMBA, in cui si tocca il tema della guerra. Il pubblico è attento e canticchia i primi brani, ma è durante Rockstar che si lascia andare e inizia a cantare davvero.

Subito dopo inizia LA FINE DI UN RAGAZZO, che parla della malattia e di come spesso siamo abituati a trattarla con compassione, anche se non è necessario. ENDURO è il pezzo successivo ed è quello in cui il gioco di luci, composto dagli specchi e dalle barre a led RGB poste alle spalle dei musicisti, contribuisce a creare uno show psichedelico dai colori accesi – quasi accecanti –, in perfetta sintonia con il ritmo battente del brano.

A proposito di luci, il light design di questo concerto è curato fin nei minimi particolari: dai fari, alla scelta dei colori, fino alle barre a led che cambiano colore a tempo con la musica, è evidente la ricerca e lo studio con cui è stato pensato e prodotto.

Inoltre, così come in Humanize anche durante il live, tra un pezzo e l’altro sono presenti gli hmnz, dei frammenti di pochi minuti in cui si mescolano opinioni, storie, emozioni e pensieri espressi da voci senza volto, immersi in una narrazione corale sulla condizione umana. Del resto, questi sono gli unici momenti in cui dal palco si ascolta parlare qualcuno. Infatti, Appino non parla con il pubblico ed è lui stesso a sottolinearlo quando, verso metà live, fa un paragone tra le sue esibizioni soliste e quelle condivise con gli Zen Circus: con loro adora dialogare con il pubblico, ma questo tour è andato così e, forse, in un periodo in cui tutti non fanno che parlare, lui preferisce stare zitto.

Nella seconda parte del concerto, Appino torna sul palco da solo, con la chitarra e con l’armonica, ed è la parte dedicata ai brani più famosi dei suoi dischi precedenti:  La Festa della Liberazione, Ulisse e Il Testamento, ultimo brano del live eseguito insieme alla band, tornata sul palco per il gran finale.

Questo live si può considerare come un’immersione nella complessità dell’esperienza umana, attraverso la musica e la narrazione. Appino è stato in grado di toccare le nostre corde più profonde, ma sempre con delicatezza. Torniamo a casa malinconici, ma forse un po’ sollevati dal pensiero che non siamo soli e che le nostre domande più personali e introspettive in fondo sono condivise: qualcun altro se le pone, senza necessariamente trovare risposta.

 

Foto di Martina Caratozzolo

Federica Pantini

Ho sempre gli occhi davanti al pc. Quando non sto navigando tra tabelle excel e flussi di email, leggo, scrivo e ascolto, niente di spirituale. Se la mia vita fosse un film, sarei la linea comica di cui non se ne coglie la necessità.

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