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Il ritorno dal vivo di Lepre, nel suo Eremo una grande famiglia

Il cantautore romano ha presentato in concerto il suo secondo album, personale rifugio di un anno fatto di viaggi, furgoni, traslochi. Torino ha contribuito con il vino rosso e il pubblico caloroso del Magazzino sul Po


Oh musica, anche oggi sono qui per te. Inganno i divani, attraverso i quartieri, taglio le nebbie, magheggio i parcheggi, solo per vivere un paio d’ore strafatto di quest’estasi unica che un concerto mi riesce a regalare. 

C’è Lepre live al Magazzino sul Po. Forse non ricordo la prima canzone che ho sentito, ma di sicuro ricordo la prima foto che ho visto: quella di lui in abito da sposa. La barba ispida, gli occhi penetranti, il corpo maturo e quel vestito bianco che neutralizzava qualunque tratto mascolino di braccia da lavoro e muscoli da batteria. “Quello che canta col vestito da sposa”, leggo nella sua bio di Instagram. 

Torino è una città in cui il romano Lorenzo Lemme – questo il suo nome – è conosciuto e amato: il momento di svolta è stata un’esibizione alle Officine Grandi Riparazioni, primo evento del format OGR Club, ciclo di serate che continua ad andare forte. Stasera è al Magazzino sul Po per un concerto organizzato dall’etichetta Dewrec, occasione per presentare e suonare il secondo disco appena uscito per Santeria.

Ha chiamato l’album Eremo, forse perché unico “riparo” e porto sicuro in un periodo incasinato da mille viaggi in furgone, date del tour, spostamenti di lavoro, traslochi in quattro alloggi diversi come egli stesso ha raccontato. Mi viene in mente la frase «per traslocare due volte in un mese c’è bisogno di tranquillità» che cantava Motta, per il quale apriva i concerti in tour. 

La serata inizia con gli Zagara, power trio torinese dal tiro quadratissimo che spicca per l’assenza di chitarre: il cantante suona la tastiera, occupa completamente lo spettro sonoro tipicamente riservato alle chitarre, di cui non si sente la mancanza; il resto lo fa la sezione ritmica che è un bulldozer. Li avevo già visti al festival Vertebre, sempre ottimi. 

È una serata di power trii (si può dire trii?) piuttosto atipici, visto che anche la band di Lepre ha una struttura singolare. Raro vedere un cantante che suona la batteria, rarissimo vedere un cantautore che suona la batteria. Pur avendo un drumkit essenziale, Lepre comunque si trova dietro ai fusti e dietro ai musicisti, una posizione non comune sui palchi rock. Talvolta lascia la batteria e viene avanti per parlare col pubblico o cantare i pezzi più morbidi. Al basso c’è Giorgio Maria Condemi – che ha prodotto l’album e collabora con Motta – e alla chitarra Michele Mariola – che suona anche con Margherita Vicario –

Inizia il concerto con jeans e felpa rossa, vestito più o meno come si intravede sulla copertina dell’album, per poi iniziare la matrioska dell’outfit che mantiene come unica costante le scarpe rosse. Sotto la felpa rossa, una maglia rossa. Sotto la maglia rossa, una canotta rossa. Tra una svestizione e un altra, un sorso di vino rosso. 

Dice che ha bevuto troppo Barbera (si dice il Barbera o la Barbera? Mai capito) ma dalla voce non si direbbe, visto che da questo punto di vista non sbaglia un colpo. Ha un timbro soul, caldo, forse antico, che come un bianco abito da sposa veste il corpo spigoloso della musica ritmica, con i vari strumenti di ferro e di legno elettrificati dagli amplificatori. Un paio di volte si perde con la memoria, è tutto più spontaneo e più vero. Mi piace pensare che sia in quello stato d’ebbrezza che ti fa suonare meglio, che ti fa surfare l’ispirazione, che ti connette più profondamente a chi suona con te e chi ti ascolta. 

Stasera Lorenzo si sente in famiglia, tra amici. Parla delle idee che hanno fatto nascere alcuni pezzi, senza spiegare troppo perché non è necessario. Spende due parole su Calcinacci, che parla di lavoro; Splendi, di bullismo e suicidio; Candela, l’ineluttabile mietitrice. I testi urgono di una rabbia dentro che spinge per uscire, sfogarsi, non per sfasciare il mondo ma per cambiare le cose. 

Per il bis con Mio marito ritorna sul palco con indosso l’abito da sposa, è una tradizione che i suoi affezionati già conoscono, e pretendono. Infine ci saluta tutti; per chiacchiere, bicchieri e dischi ci dà appuntamento al bancone, perché dice di aver smesso di fumare. Fun fact: suonava nella band LeSigarette.

Mi trattengo ancora sotto le arcate del Magazzino sul Po, è giovedì, farò un po’ più tardi di quanto pensavo. È bello andare a tanti concerti perché negli anni conosci un po’ tutti. Ultime chiacchiere tra amici, alcuni dei quali sono già al terzo o quarto concerto di Lepre. Tornerà a Torino il 26 febbraio, stavolta con la chitarra, per il festival Seeyousound.

 

foto di Elisabetta Ghignone

Paolo Albera

Scrivo di musica per chi non legge di musica.

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