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Il rapporto con la fama: The Wall tra identità fisica, sociale e psicologica

L’identità personale di ogni singolo individuo è fortemente influenzata dal contesto e dalle persone che lo circondano. In una condizione di successo, si può pensare che la situazione possa solo migliorare e che l’identità si rafforzi, ma in realtà non è così scontato. Nell’album The Wall vengono evidenziati i risvolti negativi che, in alcuni casi, derivano da una condizione di fama


«Hey you, out there in the cold
Getting lonely, getting old
Can you feel me?»

Roger Waters – cofondatore, bassista e cantante dei Pink Floyd – ha raccontato il suo rapporto con la fama, raggiunta con il gruppo nel 1977 con il celebre album The Wall, uscito il 30 settembre 1979.

The Wall è un concetto claustrofobico, esplicitato dai titoli delle canzoni e dalla copertina dell’album, che rappresenta un muro bianco. Waters si sente una rockstar disillusa, che sprofonda nell’inquietudine e nell’isolamento, nella solitudine e nell’abbandono, tematiche espresse nell’immagine di un muro di mattoni bianchi che si chiude attorno a lui. Se nella prima parte dell’album Waters canta l’isolamento, l’abbandono, l’inquietudine dell’essere rimasto solo, in pezzi come Another Brick In The Wall, Goodbye Blue Sky e Is There Anybody Out There nella seconda parte dell’album, Pink – protagonista di tutte le canzoni – cerca un modo per uscire da quell’isolamento che lo soffoca. L’album si chiude infatti con il brano dal titolo Outside The Wall.

Una delle canzoni più dirette e potenti dell’album è Hey You. Lo stesso Waters descrive il pezzo come «un grido, una richiesta di aiuto rivolta a tutto il mondo». Parla di un muro «che è troppo alto» e di qualcosa di ancora più inquietante: «i vermi che mangiavano il suo cervello». Il cantante spiega che «i vermi sono un simbolo di decadenza, di deperimento». L’idea di Waters è quella che se ti isoli troppo dagli altri esseri umani e dal mondo, finisci per decadere fisicamente.

In The Wall, Roger Waters esprime un bisogno e un tentativo disperato di riconnettersi al mondo, che però cade nel vuoto quando il protagonista della canzone Hey You si rende conto che, fuori dal muro, non c’è nessuno ad ascoltarlo.

«Hey you, don’t tell me there’s no hope at all
Together we stand, divided we fall»

The Wall esplora l’abbandono e l’isolamento che spesso deriva dalla fama, simboleggiato dal un muro bianco che ne fa da copertina. Le canzoni che lo compongono creano una storyline di eventi nella vita di Pink, un personaggio basato su Roger Waters e Syd Barrett, iniziale frontman della band.

Effettivamente, la storia di Pink da piccolo ricorda molto la vita di Waters, il quale perse il padre durante la seconda guerra mondiale e passò gli anni della sua infanzia con una madre iperprotettiva. Crescendo, Pink svolge una vita triste e si butta sulle droghe a causa delle quali perde la sua “sanità mentale”. L’ultima parte della vita del protagonista ricorda invece la storia del chitarrista Syd Barrett, rimpiazzato dopo pochi anni da David Gilmour a causa di un mental breakdown che si trasformò poi in un disturbo schizoide, in conseguenza all’abuso di sostanze psicoattive.

Combinando queste storie, la band crea un’opera che può essere considerata un’avventura mistica e disturbante nella profondità della psiche umana. La fama e il rapporto che l’individuo ha con essa, è un fattore importante nell’identità della persona e nella sua stabilizzazione. L’identità personale di ogni singolo individuo è fortemente influenzata dal contesto e dalle persone che ci circondano e, di conseguenza, anche una condizione di successo come quella del “diventare famosi” inevitabilmente destabilizza il soggetto.

L’identità personale è quella parte di noi che ci distingue dagli altri, ciò che ci rende unici, noi stessi. Di solito essa si forma durante l’adolescenza, quando iniziamo il processo di “distacco” dal nucleo familiare, quando iniziamo a distinguerci, a conoscerci, a vederci come persone, come individui e non più solo come figli, legati ai nostri genitori. Iniziamo a scoprire cosa ci piace e cosa no, senza il bisogno di conoscere il parere di chi ci sta vicino. Iniziamo a esplorare il mondo senza nessuno che ci guidi. Smettiamo di identificarci con i significati e con i valori familiari, che anzi tendiamo a respingere, a prescindere dal fatto che siano “giusti” o “sbagliati”. Iniziamo ad avvicinarci a un gruppo di pari, che svolgerà un ruolo fondamentale nella creazione della nostra identità, influenzandone i tratti principali. La nostra identità, in via di sviluppo, sarà fortemente instabile e influenzabile da chi ci circonda. Nel momento in cui questa inizia a stabilizzarsi, assumiamo un ruolo, una posizione all’interno del gruppo, che ci identifica anche al di fuori di esso. Nel momento in cui il nostro ruolo o le circostanze cambiano, ci troviamo in una situazione di grande precarietà, di crisi di valori e di crisi dell’identità acquisita finora. Questo porta inevitabilmente ad alcuni cambiamenti e alla stabilizzazione successiva in una nuova “posizione”.

Nella situazione di Waters, la fama lo ha portato sentirsi solo, isolato, abbandonato da tutti e alla consapevolezza che l’isolamento conduce inevitabilmente a una decadenza fisica e mentale. Anche Syd Barrett non ha avuto un buon rapporto con la fama. Schiacciato dalle pressioni esterne, finì nel vortice dell’abuso di sostanze – come molti altri artisti – e questo gli causò un disturbo mentale caratterizzato dalla perdita di contatto con la realtà, che lo ha costretto a ritirarsi dalle scene molto precocemente.

Nonostante questo, non sempre il rapporto con la fama viene vissuto in modo negativo. Spesso dipende dalle caratteristiche della personalità degli individui, ma questo è un argomento che affronteremo nel prossimo episodio.

Emanuela Ghignone

Molto introspettiva, a volte troppo, ho 22 anni e studio psicologia. Mi piace parlare ma sono chiaramente più brava ad ascoltare. Nella vita leggo, ascolto musica, guardo film e faccio foto.

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