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I Dogstar sono tornati: alle OGR l’ultima tappa italiana del tour mondiale

Si conclude a Torino il ritorno sui palchi europei dei Dogstar, dopo le tappe sold-out delle altre città italiane. La presenza di Keanu Reeves al basso ha catalizzato l’attenzione, portando alle OGR un pubblico eterogeneo e ampliando il successo del gruppo. Tuttavia, l’ombra dell’attore hollywoodiano ha a tratti distolto l’attenzione sulla musica, lasciando spazio a un dibattito sull’equilibrio tra celebrità e performance artistica


Con la data alle OGR di Torino – primo appuntamento della sesta edizione del Festival Sonic Park Stupinigi firmato Reverse, in collaborazione con OGR Sonic City – si chiude il calendario europeo del tour dei Dogstar, rock band nata alla fine degli anni ’90 in California formata dal chitarrista e cantante Bret Domrose, dal batterista Robert Mailhouse e dall’attore e musicista Keanu Reeves al basso. Dopo le date a Gardone Riviera, Udine e Bologna il trio rock porta a Torino Somewhere Between the Power Lines and Palm Trees, terzo lavoro del gruppo pubblicato lo scorso 6 ottobre 2023. 

Dopo una lunga pausa durata oltre vent’anni i Dogstar sono tornati a esibirsi insieme in un tour mondiale che ha coinvolto anche quattro città italiane – facendo sold out in ognuna di queste – e che ripartirà ad agosto alla volta degli Stati Uniti.

La scenografia è semplice, il set up sul palco è essenziale: batteria, chitarra e basso. I tre musicisti salgono sul palco vestiti completamente di nero, accolti da un pubblico caloroso e altrettanto curioso di vedere dal vivo l’attore canadese. È evidente che gran parte dell’attenzione è concentrata su Reeves, nonostante il suo basso profilo e i gesti misurati verso il pubblico, le telecamere dei cellulari lo riprendono costantemente, gli striscioni sono solo per lui e persino i fiori e i pupazzi che qualcuno tenta di lanciare dalla platea seguono la sua traiettoria. C’è chi ha scelto la propria posizione in base a dove sarebbe stato il bassista sul palco – «Ma Keanu dove sta? A destra o a sinistra della batteria?», «Non lo so, fammi vedere le foto degli altri concerti» –, cercando di ottenere la migliore visuale per riprenderlo.

La sensazione è che i veri fan dei Dogstar siano una minoranza rispetto ai fan di Keanu Reeves. Questo era prevedibile, dato che non capita tutti i giorni di vedere da vicino una delle star più amate di Hollywood esibirsi nella propria città. Nel caso di Reeves, poi, non si tratta solo di una celebrità di fama mondiale, ma di un artista che ha fatto della sua anti-star attitude il suo tratto distintivo.

Anche in questa veste Reeves, da bravo bassista, mantiene un atteggiamento discreto e quasi defilato, lasciando lo spazio al cantante e chitarrista Bret Domrose, la cui presenza scenica però è piuttosto statica e non lo aiuta a strappare un po’ dell’attenzione rivolta al collega.

La scaletta, un mix di brani di repertorio e pezzi tratti dall’ultimo disco, unisce ballad struggenti e intense, come Glimmer e Dillon Street, a pezzi rock più graffianti come Math e Flowers. Tuttavia, il gruppo non riesce ad accendere la scintilla che ci si potrebbe aspettare da una band che è stata celebrata per la fusione di alternative rock e grunge alla fine degli anni ’90 e che ritorna a calcare i plachi dopo più di due decenni. Si sentono tanto le california vibes, sopratutto durante l’esecuzione dei brani tratti dal nuovo disco che ne preannuncia il mood già nel titolo. In questo senso, l’apice arriva proprio durante Glimmer, quando il batterista Robert Mailhouse esegue l’ultima parte del brano accompagnando la band con il suono dolce e un po’ nostalgico dell’armonica.

Mettendo da parte per un attimo le aspettative e concentrandosi sull’esibizione in sé, apparare evidente quanto  Domrose, Mailhouse e Reeves lavorino in sintonia alternando lunghi assoli a momenti di improvvisazione ai quali il pubblico risponde con entusiasmo. La stessa cosa accade durante l’esecuzione di due cover, Just Like Heaven dei Cure e I Wanna Be Sedated dei Ramones. Ognuno mantiene la propria posizione durante tutta la durante del live: sono pochi i contatti diretti tra i tre musicisti e appare distaccato anche il loro approccio nei confronti del pubblico. Malgrado questo, i loro sguardi si incrociano spesso dando l’impressione di sentirsi al posto giusto nel momento giusto. Tuttavia, nonostante la bravura tecnica dei componenti della band, l’atmosfera ricorda più una reunion informale di amici musicisti che si divertono a suonare insieme, piuttosto che un concerto rock carico di adrenalina.

In conclusione, la presenza di Keanu Reeves come bassista ha sicuramente attratto un pubblico più ampio e diversificato e ha contribuito significativamente al successo che il tour ha avuto fino ad ora. Allo stesso tempo, però, in parte ha finito per distogliere l’attenzione generale dalla musica della band americana.

A questo punto viene naturale chiedersi: se al posto dell’attore canadese ci fosse stato un bassista qualunque e non una star hollywoodiana, quanti di noi sarebbero andati ad ascoltare i Dogstar?

 

foto di Elisabetta Ghignone

Federica Pantini

Ho sempre gli occhi davanti al pc. Quando non sto navigando tra tabelle excel e flussi di email, leggo, scrivo e ascolto, niente di spirituale. Se la mia vita fosse un film, sarei la linea comica di cui non se ne coglie la necessità.

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