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Giulia Mei: la voglia di essere libera che è una festa dal vivo

In uno show ricco di energia, la cantautrice e pianista di origini palermitane ieri sera sul palco della Santeria Toscana 31 ha voluto condividere gioie e dolori del suo ultimo disco Io della musica non ci ho capito niente. Ad accompagnarla, molti artisti amici e il suo pubblico in una tappa milanese che è stata più di una semplice prova sul palco


Alle ore 21.00 spaccate la sala concerti della Santeria di Viale Toscana 31 si sta riempiendo di facce curiose portate dentro dal freddo che è arrivato in città negli ultimi giorni e da una pioggerella fine che obbliga anche gli ultimi fumatori all’appuntamento con la musica dal vivo di questa sera.

Con un sorriso a metà tra timidezza e contentezza per il pubblico che le si staglia davanti, sale sul palco Rosita Brucoli, classe 1999, origini pugliesi, come molti d’altronde qui nella capitale meneghina.

«Mi sono sempre vestita da ricca / perché chi pulisce le loro case mi è parente»: a rompere il ghiaccio ci pensano i versi di Agente  che grazie ad una base dalla cassa morbida prova a smuovere i corpi che piano piano vanno ammassandosi nel locale. La mossa riesce e la cantautrice, cui è affidato l’ingrato compito di scaldare il pubblico presente, sembra compiacersene con un largo sorriso che non abbandonerà mai lungo la scaletta di sette pezzi che in solitaria suonerà a suo agio uno dietro l’altro (nonostante qualche problema tecnico). Rosita si muove tra le tracce del disco Siamo stati guai uscito per l’etichetta Sound To Be il 14 novembre, un distillato di vita cantato e suonato attraverso il linguaggio dell’elettropop.

Con l’intermezzo del cambio palco l’arena chiusa del club si riempie completamente e, nonostante la calma apparente, l’aria di questa prima data invernale sold out del tour di Giulia Mei organizzato da Locusta Booking è già elettrica. Sarà la sfida del derby che si sta giocando a pochi chilometri di distanza. O forse sarà la sfida che lancia una città come Milano nella quale è sempre più difficile vivere.

Non sono neanche le 21.45 che un fascio di luce verde disvela forme e volti dei musicisti che stanno andando a prendere il loro posto in maniera ordinata sul palco affollato di strumenti.

On stage Vezeve davanti alla sua loopstation insieme a Dario Marchetti dietro la batteria elettronica e le percussioni, con violino e violoncello a chiudere la scenografia alle loro spalle. Gli sguardi sono di intesa, ma anche di attesa.  Giulia Mei appare all’improvviso dopo una piccola rincorsa,  porta con se tutta la concentrazione e la tensione accumulata nel backstage piazzandosi al centro del palco illuminato. Sembra avere negli occhi la sicurezza dell’occasione appena annusata mentre il ritmo incessante di Io della musica non ci ho capito niente inizia a montare. Il brano, che nasce da una collaborazione con Rodrigo D’Erasmo, apre e chiude con un reprise l’album omonimo uscito a fine marzo 2025 per Sound To Be.

Rispetto a Diventeremo adulti del 2019, quest’ultimo lavoro sembra viaggiare su coordinate musicali nuove, in primis l’elettronica, che vanno mescolandosi alla formazione classica di Giulia e al suo gusto per un certo cantautorato in un mix del tutto originale frutto del lavoro di produzione fatto insieme a Ramiro Levy e Alessandro Di Sciullo.

Il ritmo vitale della musica contagia una sala inaspettatamente composita: molte le giovani e i giovani ovviamente, ma qua e là spunta anche qualche ascoltatore meno giovane che con lo smartphone cerca di portarsi a casa un pezzo del concerto. «Cristo, come menti bene / ci ho creduto anch’io, almeno per un po’ / bravo, ottimo talento / ottima drammaturgia, però»: con Giulia Mei il dramma del vivere le emozioni viene a galla ad ogni nota, ma l’emozione più vera sembra farsela scappare al termine della terza canzone – «Ciao Milano che meraviglia, questo è un sogno che si è realizzato» –.

Partono gli applausi di incoraggiamento. Se le emozioni più vere parlano la lingua madre, quella del luogo in cui si è nati, cresciuti e si è trascorsa buona parte della propria vita, le parole di Giulia si esprimono principalmente attraverso la sua sicilianità.  «Io un giorno suonerò qua» racconta, riferendosi alla Santeria – live club storico di Milano – e confessando al pubblico quali siano sempre stati i suoi desideri da musicista.  Non c’è nulla di preparato, sembrano parole spontanee le sue.  Ma lo spettacolo messo su per questa insolita domenica sera di novembre sembra invece essere stato pensato ad hoc come una festa da condividere sul palco con amici e amiche. E così sarà, con l’entrata in scena della catanese Anna Castiglia, classe 1998, nata in una famiglia amante dell’arte, per una interpretazione divertita del singolo Un tu scuiddari  condiviso in studio e sul palco con la conterranea e amica Giulia Mei.

Segue un duetto con i brasiliani – ma ormai quasi milanesi – Selton che portano sul palco l’atmosfera tropicale del brano El Sexo e rimarranno a lungo a far compagnia alla cantautrice. Altra ospite d’onore la poliedrica Mrs. Mille, accolta dalle molte mani levate ad accompagnare il pezzo che nel finale non mancherà di omaggiare con emozione Ornella Vanoni, scomparsa poche ore prima.

Tutto parla di Milano, ma Palermo è una presenza costante in Giulia Mei: «Palermo non è fatta per i deboli di cuore» si fa scappare dopo il pezzo dedicato alla sua città e a Santa Rosalia. Poi corregge un po’ il tiro «…e secondo me neanche Milano». Le risate sciolgono i presenti che assistono un continuo alternarsi di momenti di stretta intimità, Mio padre che non esiste e Genitori ne sono un esempio, a sprazzi di creatività strumentale suonati con la cassa dritta. Loop sonori e beatbox rendono protagonisti tutti i musicisti sul palco.

Poi arriva il momento più atteso annunciato da Giulia con voce tesa: «Spero che questa canzone un giorno diventi inutile per tutti».  Ecco Bandiera, la canzone presentata a X-Factor nel 2024 che nel tempo è diventata molto più di un singolo, un vero manifesto femminista dei nostri tempi. Un canto di liberazione. A dimostrarlo è il coro di voci che si unisce a quello di Giulia Mei nella sala della Santeria, versi cantati a memoria fino a un vero bagno di folla quando il pezzo ha la sua sterzata elettronica e la cantautrice è sotto il palco immersa fra le voci e i corpi dei suoi fan.

«Mia mamma mi chiede ora, ma com’è che dopo tutto queste date non ti chiamano ancora a Sanremo?» dichiara prima di scomparire dietro le quinte.  Stasera per Giulia Mei si è avverato un sogno. Chissà che non sia già pronta per sognare più in grande, magari domani ?

 

foto di Alice Brizzi

Massimiliano Ciliberto

Marxista sezione Discografica

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