Franco126 torna con Futuri Possibili, un album intimo e malinconico in cui racconta amori finiti, rimpianti e fragilità. Tredici tracce che suonano come confessioni, tra parole precise e melodie dolci. Un disco da ascoltare in cuffia, per chi si è perso almeno una volta per amore
Classe 1992, romano fino al midollo, Franco126 – all’anagrafe Federico Bertollini – è una delle voci più riconoscibili della nuova scuola cantautorale italiana. Nato artisticamente nel duo Carl Brave x Franco126, ha contribuito a rivoluzionare il panorama urban-pop italiano con l’album cult Polaroid (2017), che ha tracciato una nuova rotta tra indie, rap e racconto di strada. Dopo lo scioglimento del duo, Franco ha intrapreso un percorso solista raffinato e malinconico, con due album molto apprezzati: Stanza Singola (2019), in bilico tra nostalgia e romanità, e Multisala (2021), più pop, ma sempre personale. Oggi torna con Futuri Possibili, il suo terzo album in studio, uscito il 27 marzo 2025. Un disco che ci racconta un Franco più fragile, più intimo, forse più triste che mai.
Futuri Possibili è composto da tredici tracce e, sin dal primo ascolto, si capisce che qualcosa è cambiato nel mood del cantautore. Non c’è più l’ironia amara di Stanza Singola, né la leggerezza pop di Multisala. Qui c’è malinconia vera, pesantezza emotiva, uno sguardo basso e un cuore affaticato. Ogni canzone sembra indirizzata a una donna diversa, o forse sempre alla stessa, con cui l’amore è finito male, spesso per colpa sua. Non a caso, una frase che ricorre nei testi è «ho rovinato tutto». Parole che sembrano scritte col nodo in gola, come confessioni a mezza voce, da uno che sa di aver sbagliato ma non può fare più nulla per rimediare. Altre volte, invece, è lui a essere lasciato solo. Le figure femminili se ne vanno via in silenzio, lasciandolo tra i pensieri, a rimuginare su ciò che è stato e non sarà più. Una domanda viene naturale: Franco vuole davvero dipingersi come un’anima tormentata che si strugge per amore, o sotto sotto è un moderno Don Giovanni in chiave romantica, che si innamora con una facilità disarmante e con la stessa leggerezza si perde nelle sue stesse storie trasformandole in canzoni?
La forza di Franco resta immutata: una voce inconfondibile, graffiata e malinconica, che potresti riconoscere tra cento. Le sue melodie sono morbide, avvolgenti, quasi carezzevoli e si fondono perfettamente con la sua scrittura. Un tratto distintivo che resiste anche in Futuri Possibili è la sua capacità di raccontare la vita quotidiana attraverso l’amore. Non canta solo del sentimento in sé, ma lo intreccia con i dettagli di una giornata, i luoghi, le piccole abitudini, rendendo ogni brano un frammento cinematografico.
Nel disco compaiono anche collaborazioni importanti: Coez, Giorgio Poi, Ketama126, Fulminacci, tutti nomi che gravitano nella stessa orbita musicale di Franco e che qui aggiungono sfumature interessanti, senza però snaturare il cuore dell’album.
Questo è uno di quei dischi che vanno ascoltati in movimento, perfetto in macchina, magari bloccati nel traffico romano, mentre fuori il caos scorre e dentro ci si perde tra i ricordi. Ma è anche un disco da cuffia, da passeggiata solitaria, da occhi bassi e cuore aperto. Federico racconta storie e lo fa così bene che sembra di vederle. Ogni canzone è un piccolo cortometraggio, ogni frase ha il potere di risuonare dentro chi ascolta. Se sei uno di quelli che si strugge per amore, è praticamente impossibile non riconoscersi almeno in una scena, in una frase, in una ferita. E anche se il titolo parla di futuri, il disco sembra più un lungo riassunto degli errori passati e dei rimpianti dell’autore.
Caro Franco, cosa ti fanno queste donne? Cos’è che ti spezza così tanto? Non lo sappiamo, ma una cosa è certa: se trasformare le delusioni in bellezza è un’arte, tu l’hai perfezionata.
Futuri Possibili è un album coerente, fluido, sincero. Si ascolta dall’inizio alla fine senza mai annoiare. Ma soprattutto, è un disco che parla al cuore, che non ha paura di mostrare la debolezza, il disincanto, la nostalgia. È anche un promemoria per tutti noi: la musica non nasce solo dal successo, ma soprattutto dal dolore, dal dubbio, dall’amore che non è andato come speravamo. E se c’è un insegnamento in queste tracce, è che non bisogna mai smettere di vivere, amare, sbagliare. Perché in fondo, anche i futuri più incerti meritano una colonna sonora.