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Canzoni di Natale di Maurizio Blatto. Un Natale senza lucine forse, ma senza musica mai

Quando Natale arriva le nostre giornate cambiano più o meno improvvisamente, a farcelo capire non sono solo le vetrine dei negozi o le lucine in ogni angolo della città. Anche nostri i ascolti musicali, che ci piaccia confessarlo o meno, cambiano. In questo libro, Maurizio Blatto ci svela retroscena e curiosità legate ai musicisti che hanno dato voce ai nostri Natali e che, senza ombra di dubbio, lo fanno anche quest’anno


Ci vorrebbe un inizio d’effetto per aprire questo articolo: Mariah Carey che grida «It’s time!» e con il suo acuto sbriciola il cubo di ghiaccio nel quale è ibernata dal Natale scorso, aiutata ovviamente dagli spiriti di Halloween che le cedono prontamente il posto ai primi di novembre. Il reel di Mariah che fa capolino da una lastra di ghiaccio non è passato inosservato ai più e spiega alla perfezione ciò che accade alle canzoni di Natale quando questo si avvicina: si scongelano. Le canzoni di Natale non hanno nulla di diverso dal brodo di cappone, i cappelletti in brodo, le lenticchie col cotechino e tutte quelle pietanze che ogni anno tornano sulle tavole, ma solo per poco. Si tratta di ricette tradizionali, oserei dire storiche, che la nonna ripropone ogni Natale, con la consapevolezza che si tramanderanno di generazione in generazione. Che lo amiate o meno, quel momento dell’anno è arrivato e con lui anche tutte – o meglio, quasi tutte – quelle canzoni che prendono vita per un mese intero. E poi? Tornano in soffitta – o nel congelatore, come Maria Carey e i cappelletti –.

Maurizio Blatto, giornalista e critico musicale, ha deciso di passare in rassegna alcune canzoni che ci tengono compagnia per venti giorni l’anno prima di finire nel cassetto e riproporsi, quasi ringiovanite, appena torna dicembre. Blatto raccoglie curiosità, storie e aneddoti delle maggiori colonne sonore di Natale in un libro ironico e stimolante: Canzoni di Natale, uscito nel 2022 per Add Editore.

Nella primissima pagina, Blatto si rivolge direttamente a Babbo Natale per dirgli che questo libro parla di lui e di tante canzoni che lo riguardano: «Spero ti piaccia», si augura; senza dubbio avrà gradito. L’autore scrive questo libro mentre cerca di far fronte al torrido caldo estivo e alla ristrutturazione di un appartamento accanto al suo, non proprio le condizioni ideali per scrivere di slitte, vischio e lucine. Blatto è più infastidito dal caldo e dal rumore piuttosto che dalla mancanza di neve fuori dalla finestra, «perché il Natale è un film che proiettiamo per noi stessi, inserendoci speranze, desideri e sogni agghindati. Un film che ha bisogno di una buona colonna sonora, fatta anche di canzoni di Natale che, sorpresa, sono state quasi tutte scritte d’estate». Avete capito bene, d’estate.

Per esempio, Last Christmas degli Wham! è stata registrata sotto il sole dell’agosto 1984. Chiaramente le ragioni sono anche tecniche, registrare con mesi di anticipo in modo tale che il brano fosse disponibile a dicembre, ma anche perché «in fondo il Natale è uno “stato mentale”», così lo definisce Blatto. Sta di fatto che un po’ di atmosfera natalizia andava ricreata e quindi George Michael fece addobbare con decorazioni e lucine gli Advision Studios di Londra, ma senza esagerare; quella che si andava ad incidere era pur sempre una torch song, la ballata classica dell’amore perso o non ricambiato. Perché allora la cantiamo con il sorriso mentre facciamo l’albero o ci riempiamo la bocca di panettone? Blatto lo definisce «un adorabile autoinganno», un effetto di quello “stato mentale” citato sopra dal quale, volenti o nolenti, non vogliamo uscire per nulla al mondo. Last Christmas si piazzò al secondo posto delle chart inglesi per ben cinque settimane di fila.

Ebbene sì, secondo posto. A tenerla lontana dalla vetta fu Do They Know It’s Christmas?, il singolo firmato dal supergruppo britannico Band Aid messo in piedi per raccogliere fondi contro la carestia in Etiopia. Tra le star che parteciparono a questo progetto – Sting, Simon Le Bon, Bono Vox Phil Collins, solo per citarne alcuni – spiccava anche il contributo di George Michael, che quindi in qualche misura sabotò sé stesso. Trentasei anni dopo la sua pubblicazione, Last Christmas ha avuto la sua rivincita. Il giorno di Capodanno del 2021, il brano ha raggiunto la posizione numero uno nella classifica dei singoli inglesi: giustizia fatta per «il singolo più venduto di sempre tra i “numeri due”».

Un’ altra canzone di Natale scritta durante l’estate, non ci crederete, è All I Want For Christmas Is You. Nel 1994, Mariah Carey, indiscussa regina del Natale, affiancata dal fido produttore Walter Afanasieff, pubblica un brano di Natale – meglio dire il brano – destinato a volare alto nelle classifiche di tutto il mondo e a ritornarci a cadenza fissa, superando quindici anni dopo la cifra di due milioni di dollari di royalties. E pensare che il produttore Afanasieff, prima dell’uscita del singolo, si preoccupò delle possibili critiche visti il ritmo ripetitivo e la melodia minima e semplificata. Ma il mondo aveva forse bisogno di un brano universale, alla portata di tutti. Il segreto di All I Want For Christmas Is You sta proprio nella sua «finta debolezza», come la definisce Blatto, che scrive: «mancavano da molti anni canzoni natalizie ritmiche, che trasmettano allegria. Il mondo avrà anche bisogno di sculettare e non soltanto di inginocchiarsi a mani giunte, no?».

A proposito di quel velo di tristezza che pervade numerosi brani di Natale, lo scrittore dedica un capitolo intero a questo argomento e, non stupiamoci, coincide proprio con le pagine in cui si parla di musica italiana. L’autore scrive: «arrendiamoci all’ evidenza dei fatti: non abbiamo una tradizione di canzoni natalizie italiane. Grandi interpreti forse, ma nessun brano indimenticabile». Per Blatto non c’è dunque da stupirsi se in Italia, alla domanda «qual è la canzone natalizia italiana più famosa?» la risposta più frequente è «direi quella della pubblicità della Bauli», ovvero A Natale puoi di Francesco Vitaloni, utilizzata appunto per lo storico spot del Pandoro. Per Blatto non dobbiamo scandalizzarci se ad avere avuto la meglio è una canzone pubblicitaria, in fin dei conti buona parte dell’immaginario natalizio mondiale lo dobbiamo a Hollywood e alla Coca-Cola; quella che andrebbe veramente indagata è la faccenda del Natale triste all’ italiana. L’autore passa infatti in rassegna più di una dozzina di canzoni natalizie italiane, partendo da Natale di Francesco Guccini, passando attraverso la cinica La vigilia di Natale di Brunosi Sas, la mesta Il Natale è il 24 di Piero Ciampi, la schietta Canzone di Natale degli Zen Circus – veri guizzi di gioia insomma – fino ad arrivare a Coriadoli a Natale, firmata dal musicista torinese Gigi Restagni e dallo scrittore Luca Ragagnin, ma veramente ricordata solo per la non dissimile versione dei Subsonica del 2006. La ragione di tanta tristezza per Blatto va ricercata probabilmente nella «nostra dipendenza dal bel canto e forse dalla scarsa importanza che diamo alla nobile arte del pop. O teatri lirici o canzonette da villaggio vacanze, troppo poche vie di mezzo». Come dargli torto.

C’è il capitolo dedicato al Natale triste, certo, ma anche quello dedicato al Non Natale, a tutte quelle persone che lo rifiutano, lo disprezzano, lo sfidano, come un vecchio compagno delle medie dell’autore che si fece fotografare mentre mimava un atto sessuale con un pandoro, desideroso di destinare questo scatto alla copertina di un 45 giri mai pubblicato, dalla didascalia Fuck Christmas! – sicuramente un progetto feniale –. A tutti questi ribelli Blatto consiglia Merry Christmas (I Don’t Wanna Fight Tonight) dei Ramones o, sempre rimanendo in ambito punk, un album più duro e serrato: Christmas Songs dei californiani Bad Religion – un nome che già dice tutto e che poco si concilia con la principessa delle feste religiose –.

Nonostante all’apparenza non sembri avere molto a che fare con il Natale, visto l’uso smodato dell’inseparabile pistola con la quale quasi assordò Lennon e l’accusa per omicidio di secondo grado, Phil Spector è stato molto importante per il Natale di tutti noi. Blatto ricorda che a Spector dobbiamo riconoscere una grande intuizione: il wall of sound, ossia utilizzare lo studio di registrazione come uno strumento, cercando di ottenere un suono orchestrale con strumenti tipicamente pop, magari ridoppiandoli. Spector applicò questa strategia al Natale e realizzò A Christmas Gift for You from Phil Spector, un album realizzato da numerosi artisti chiamati a raccolta dal loro produttore. Un capolavoro assoluto. Il Natale fu quindi un pretesto per mettere in pratica una tecnica di registrazione, non male come idea.

Ci sono musicisti che vivono il Natale come un momento di forte intimità e calore con i propri cari. Per esempio, le due raccolte di brani natalizi Songs For Christmas (2001-2006) e Silver & Gold: Songs for Christmas, Vols. 6-10 (2006-2012) di  Sufjan Stevens con buona probabilità derivano da una sua personale abitudine: registrare ogni anno una sorta di EP casalingo con brani classici e sue personali composizioni natalizie, aggiungendo qualche gadget per poi regalare il tutto agli amici. Blatto ci svela di «amare ancora di più quegli artisti che pubblicavano il loro disco di Natale. Come a dire, sei della famiglia, festeggiamo insieme». Impossibile per l’autore non citare il meraviglioso album Christmas dei Low, che Blatto vorrebbe lasciare in riproduzione ma poi gli amici finiscono sempre per chiedergli di mettere su Mariah Carey – dopotutto è la regina del Natale –.

C’è un tipo di colonna sonora natalizia diversa a ogni capitolo del libro, perché non tutti viviamo il Natale allo stesso modo e nelle stesse condizioni, questo non va dimenticato mai. Come scrive l’autore, «insomma, ognuno ha i suoi gusti e di conseguenza ognuno ha il suo Natale».

Riguardo a noi, cerchiamo di vivere al meglio questo Natale, di fare ciò che desideriamo, di passare momenti di qualità con chi amiamo. Anche con noi stessi, perché il Natale è fatto anche per ritrovarsi e dedicarsi alla propria interiorità. Ma soprattutto, durante queste feste, cerchiamo di mettere su la colonna sonora giusta all’arrivo di amici e parenti a casa, dopo avere letto questo libro le idee sicuramente non vi mancheranno.

Buone Feste!

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