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Blurryface: l’esperienza del sé scisso raccontata dai Twenty One Pilots

Blurryface è un personaggio creato dai Twenty One Pilots che rappresenta le loro paure e insicurezze. Jung aveva teorizzato l’Ombra, la psicoterapia della Gestalt usa le esperienze di scissione per dialogare con varie parti di sé, mentre Tyler e Josh hanno usato la musica per esorcizzare aspetti scomodi della loro personalità. Il denominatore comune non cambia: per affrontare gli aspetti difficili di noi stessi bisogna imparare ad ascoltarli, e per ascoltarli è importante dar loro un volto e una forma


È il 2015 e i Twenty One Pilots pubblicano uno degli album più simbolici mai creati: Blurryface. Tale album dà il via a una serie di personaggi e alter ego che accompagneranno il duo musicale per tutti i lavori successivi. L’indizio di ciò che rende questo album così simbolico si nasconde nel titolo: Blurryface è l’alter ego di Tyler Joseph (frontman dei Twenty One Pilots), o anche la personificazione delle sue paure più profonde.

Blurryface è una voce interna, un’entità oscura e inquietante che incarna le paure, le insicurezze, le ansie e le tendenze autodistruttive di Tyler: «My name’s Blurryface and I care what you think» (Stressed Out). Blurryface è ipercritico e ipersensibile al giudizio degli altri e nasce a fronte di un bisogno ben specifico: l’esigenza di Tyler di dare una forma e un volto — confuso/blurred — alle sue paure e alle sue ansie. Così nasce il personaggio di Blurryface, che porta anche ad un rinnovamento nell’estetica di Tyler: d’ora in poi si esibirà con mani e collo pitturati di nero, perché quelle non solo sono le zone del corpo dove lui sente l’ansia, ma sono anche gli strumenti che usa per creare musica, e quindi il motivo stesso dell’ansia. In un’intervista per Music Attitude del 2015, Tyler ha dichiarato che «il rosso degli occhi di Josh è un richiamo a Blurryface […]. Il mio nero rappresenta invece le insicurezze di cui parlavo prima: quello sul collo è il senso di soffocamento, quello sulle mani è il timore che mi assale quando devo mostrare a qualcun altro qualcosa che ho creato, mi preoccupo di quello che potrebbe pensare la gente».

Da un punto di vista psicoanalitico, potremmo paragonare il personaggio di Blurryface al concetto di Ombra junghiana. Per Jung l’Ombra è un archetipo che rappresenta quella parte della nostra personalità formata da tratti di noi rifiutati, soppressi o che ci spaventano. L’Ombra è inconscia e include anche tutte quelle parti che la persona non riconosce di sé, ma che agisce in maniera reattiva nel mondo. A volte l’Ombra emerge come proiezione: le cose che ci infastidiscono degli altri sono proprio quelle caratteristiche che appartengono a noi, ma che facciamo fatica ad ammettere e accettare. Nonostante essa racchiuda lati della personalità rifiutati, l’Ombra contiene molta energia e potenziale creativo, questo perché anche i lati più oscuri di noi spesso hanno un’utilità.

Come ha sottolineato lo stesso Tyler nell’intervista, «[Blurryface] È il nome di un personaggio che rappresenta tutte le nostre insicurezze. E’ più facile vederle per quello che sono e combatterle se gli dai un nome e un volto».

Con la creazione del personaggio di Blurryface, i Twenty One Pilots fanno qualcosa che, nella psicoterapia della Gestalt, viene riprodotta con un’esperienza chiamata la sedia vuota. Quando una persona riporta parti di sé in conflitto o poco chiare, la sedia vuota ha lo scopo di far emergere queste parti e scinderle per poterle vedere meglio. La sedia vuota diventa così una sedia in cui si mette la parte di sé che si vuole vedere con più chiarezza, per dialogarci e comprenderla. Lo scopo della scissione e del dialogo tra parti represse o in conflitto serve per acquisire più consapevolezza di noi stessi e per integrare queste parti, che se ci sono è perché hanno un ruolo e uno scopo nella nostra vita. Ogni parte di noi, anche la più disprezzata, ha un’utilità e ci protegge dal mondo, come l’insicurezza di cui parla Tyler.

Blurryface è il modo che i Twenty One Pilots hanno trovato per esorcizzare le loro paure e le loro insicurezze, trasformandole in un vero e proprio personaggio a cui dar voce. Attraverso questo album e i lavori successivi il duo personifica parti oscure e spaventose della loro personalità con lo scopo di comprenderle e affrontarle, in un modo molto simile a quello che si attua nella stanza di terapia con il proprio psicoterapeuta.

Carlotta Anguilano

Faccio foto ai concerti e sono una psicologa. In macchina la musica la scelgo io e, quasi sempre, si tratta degli Oasis e di tutta la scuola brit.

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