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Acieloaperto: Ty Segall in solo acustico chiude la stagione di concerti sotto il firmamento

“Constellation” è il claim della XII edizione di Acieloaperto, rassegna musicale gestita dall’ associazione Retro Pop Live di Cesena. Ieri l’ultima stella sul palco: Ty Segall acoustic live in solo, per la prima di due date italiane. La costellazione al completo, una line-up estiva esclusiva, ora brilla serena sopra le nostre teste


Qualche anno fa a Cesena, durante uno dei salottini di musica e interviste organizzato nell’incantevole Liuteria di Diego Suzzi, un artista – noto e affermato – ha rivolto al pubblico questa domanda: «ma perché restate in provincia? Voglio dire, a Milano o altre grandi città avreste più occasioni per venire a contatto con eventi culturali in generale. Quali sono le possibilità qui? Forse questo evento è la cosa più interessante che abbiate in zona stasera!». Difficile mettere da parte quella punta di sano campanilismo che un po’ mi caratterizza, avrei voluto rispondergli in mille modi, ma dovevo andare, e forse non ne sarebbe valsa la pena.

A Milano non solo non ci posso andare – com’è possibile che non lo abbia capito da solo e non si sia dato un morso sulla lingua? – ma non ci voglio andare! Questa zona pulsa cultura da ogni angolo; se ci vivesse, lo capirebbe anche lui. Non credo che il segreto per far conoscere la musica – la bellezza delle arti tutte – a più persone possibili sia quello di far necessariamente spostare la gente in massa verso luoghi metropolitani. Non giriamoci attorno, non tutti hanno l’opportunità, i mezzi, i fondi, per fare questo. Il segreto, forse, sta nel cercare di portare la bellezza fuori dalla porta di casa delle persone: quelle pigre resteranno dentro, quelle interessate e curiose usciranno, ascolteranno e saranno eternamente grate per questo. La musica dovrebbe procedere in direzione centrifuga, espandersi, non rinchiudersi.

Acieloaperto da dodici anni porta la musica vicino alle persone. Anche quella musica che non immagineresti mai di trovare in provincia, tra campi di frutta, piadina e sangiovese, quella che appunto immagini possa passare solo da Milano et similia.

Ieri sera, ad esempio, la musica è arrivata da oltre oceano. Ty Segall ha portato in Italia il suo live in solo acustico, prima data italiana di un tour europeo iniziato i primi di agosto. Un esperimento musicale davvero ben riuscito. Anche la location fa parte di quelle novità che gli organizzatori di Acieloaperto hanno deciso di sperimentare: si tratta del Chiostro di San Francesco, retrostante alla Biblioteca Malatestiana, patrimonio dell’Unesco. La bellezza del luogo non passa inosservata nemmeno agli artisti, che dal palco fanno notare quanto il chiostro storico sia una cornice perfetta e quale emozione sia esibirsi al suo interno.

Ad aprire la serata sono stati Emma Tricca – cantautrice e chitarrista italiana di stanza a Londra – e a seguire Ben Boye, polistrumentista che ha collaborato con molti artisti jazz, folk e indie-rock, tra cui lo stesso Ty Segall. Emma Tricca, visibilmente emozionata, cerca di coinvolgere il pubblico – non ancora numeroso e inizialmente un po’ timido – e ci riesce. Con la sua voce dolce e al tempo stesso profonda non “rompe il ghiaccio”, bensì lo scioglie. Accostata dalla critica a Nico e Patti Smith, non mancano in lei lo stile e la grazia propri di Joni Mitchell. Associare gli artisti ad altri astisti può essere utile per farne comprendere influenze musicali e sonorità, ma è opportuno precisare che la personalità della cantautrice è arrivata forte e chiara: Emma Tricca è sé stessa e nessun altro sul palco. Abilissima nei sui arpeggi, modula la voce con scioltezza e, tra una canzone e l’altra, racconta qualche piccolo e personale aneddoto. Sembra che cantare le permetta di prendere respiro dalle parti discorsive dello show e non il contrario.

Ben Boye porta sul palco quello che ha tutta l’aria di essere non solo un live, ma una vera e propria performance. Con la sua autoharp incuriosisce il pubblico – o lo destabilizza, dipende dai punti di vista –. Sonorità oniriche e visionarie richiedono un certo livello di attenzione e questa non cala tra i presenti, complice l’ex luogo di culto, che ben si presta a questa “mistica” esecuzione.

In perfetto orario Ty Segall sale sul palco, sorridente ed energico. Nei giorni passati ho origliato qualche chiacchiera da bar che lasciava intendere una certa diffidenza verso un live in solo del songwriter statunitense, come se i dischi – Three Bells è il quindicesimo album in studio del prolifico cantautore californiano – senza una band che li esegua non possano ottenere lo stesso effetto, non possano rendere indietro lo stesso piacere durante l’ascolto. C’è chi si è lanciato in questa pittoresca similitudine che, a mio avviso, rende bene lo scetticismo verso l’esperimento acustico di Segall: «un live in solo di Segall rischia di essere come un rapporto sessuale senza togliere la biancheria intima di dosso». Espressione colorita, ma rende alla perfezione il rischio che sì, Ty Segall poteva effettivamente correre.

Contrariamente a questi isolati e sfiduciati pronostici, il one-man band show funziona e non solo non c’è una band sul palco, ma c’è un’unica chitarra acustica amplificata da un microfono esterno, c’è Ty Segall con la sua camicia rosso fiammante, la sua voce e niente più. Più che «less is more», verrebbe da dire «less is enough». Segall non ha presentato un live che fosse qualcosa in più di quelli with band, ha offerto qualcosa di diverso, di nuovo, di mai sperimentato e il suo viso solare dimostra che nel farlo si è divertito molto. Passando per il minimalismo quasi low-fi, Segall ha riarrangiato i propri brani in modo impeccabile, perché asciugare i suoni non significa necessariamente perdere l’efficacia dell’intento musicale.

Anche la scelta delle canzoni in scaletta è inaspettata. Non esegue prima i brani dell’ultimo album Three Bells per poi fare salti nel passato, il concerto è un susseguirsi incalzante di brani più o meno recenti e il pubblico è rapito da questo viaggio musicale. Ty Segall vuole raccontare una storia, la sua storia, e l’ordine delle canzoni proposte non sembra casuale.

Tra le prime esecuzioni, però, non mancano alcuni brani del suo ultimo lavoro come My roomI Hear. I titoli già sono sufficienti a far comprendere che l’ultimo disco è fortemente introspettivo, un vero dialogo interiore. Anche le melodie appaiono come variazioni intorno a un medesimo tema o riff di chitarra. Dall’ esplorazione del proprio subconscio, l’artista passa alla parte più malinconica e travolgente del concerto quando, con un salto di ben undici anni indietro, emoziona il pubblico suonando Queen Lullabye, penultima traccia dell’ album Spleeper: un brano dalle sonorità e dal testo fortemente coinvolgenti.

Proseguono i tuffi nel passato con alcune canzoni che passano rapidamente dall’intro struggente alle riprese effervescenti, come  And, Goodnight o Orange Color Queen. Il pubblico non fa in tempo a lasciarsi andare alla commozione che Ty Segall incalza il ritmo sulla chitarra acustica e costringe tutti a un roller-coaster emozionale costante.

Un’ ora e venti di concerto è passata troppo rapidamente. Il songwriter statunitense viene chiamato fuori per un bis e, sempre con la sua aria serafica, non se lo lascia dire due volte. Chiede: «preferite un brano rock o malinconico?», il pubblico propende per il rock e lui: «se li facessi entrambi?». Certo che sì, come dire di no ad un bis del bis? Se ne percepisce il gaudio generale.

La canzone finale, che deve avere trafitto alcuni dei presenti in pieno petto – me sicuramente –, è My Lady’s On Fire, sesta traccia dell’album Freedom’s Goblin del 2018. Il pubblico la canta, la sussurra. Qualcuno si alza in piedi, qualcuno preferisce godersela da seduto.

Ty Segall non ha fatto un live acustico in solo, ha fatto un viaggio nelle sue profondità e ha permesso a tutti di guardarci dentro. Semplicità, pulizia del suono e della voce, emozioni vere messe a nudo sul palco: questa la sua formula vincente.

Con questo concerto si chiude la rassegna estiva a Cesena. Ieri sera, la costellazione di Acieloaperto 2024 ha brillato forte sopra le nostre teste.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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