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Una ballata per uomini e topi

Dopo un silenzio di sei anni, gli Of Monsters And Men tornano con un nuovo attesissimo lavoro: All is Love and Pain in The Mouse Parade, uscito per Skarkali Records lo scorso 17 ottobre. Un disco che racconta il tempo delle emozioni umane: sospeso e mutevole come un solstizio d’estate in Islanda


I Mostri sono cresciuti, e a guardar bene ora se ne intravede anche il corpo, non più solo la testa. A quindici anni dal debutto live che li portò a trionfare al Músíktilraunir, la famosa battle of bands creata nel 1982 per dare voce ai senza microfono d’Islanda, gli Of Monsters And Men tornano a calcare la scena con un nuovo album che sin dalla copertina trasporta in un’atmosfera di folklore fiabesco, che da tempo è segno distintivo nell’estetica e nel suono della band.

All is Love and Pain in The Mouse Parade è un album che prende corpo dal surreale racconto di un gruppo di topi che si trova a occupare una casa lasciata vuota d’inverno; un album che si muove e si snoda lungo tredici episodi che guidano l’ascoltatore nell’introspettiva girandola di emozioni che caratterizza l’animo di ogni essere umano.

Al singolo Television Love è affidato il compito di aprire il sentiero di questa narrazione: i versi della canzone ruotano attorno al contrastato rapporto fra due persone nel tempo, tema che per l’intensità sprigionata – «I’m bleedin’ love all over the place» cantano Ragnar e Nanna in coro – ricorda lo straziante viaggio della coppia protagonista della serie spagnola Los años nuevos – in italiano tradotto come 10 Capodanni –. Dal punto di vista musicale il pezzo stranisce per la sua perfetta costruzione e pulizia negli arrangiamenti, tanto da non sembrare vero.

Sicuramente molto lavoro è stato fatto negli anni dal gruppo per affinare il songwriting, ma è possibile esordire in apertura di disco così senza creare nell’ascoltatore una falsa aspettativa? Il trucco infatti non riesce. O meglio, riesce a metà.

La traccia successiva Dream Team mette l’accento sulla ritmica e grazie all’intreccio vocale dei due cantanti, Nanna Bryndís Hilmarsdóttir e Ragnar Þórhallsson, scivola via veloce alleggerendo per un attimo il tono dell’album che torna all’introspezione acustica già nota al pubblico fedele degli OMAM con The Actor, il cui eco di tromba sul finale, scomparendo, lascia il posto a Tuna in a Can, brano dalla struttura indie già rodata nel panorama musicale internazionale. Tutto già sentito e già visto fino a questo punto.

Il giro di boa fortunatamente arriva a metà disco con Fruit Bat, una ballata 100% Made in Iceland capace di perdersi per un po’ tra gli albeggianti orizzonti post rock cari a gruppi come i Sigur Rós. La traccia ha il merito di far risalire la tensione nell’ascoltatore proprio nel momento in cui sembra scendere sotto ogni livello tollerabile.

I successivi brani – Kamikaze e The Towering Skyscraper at the End of the Road – confermano la sensazione che a questo punto la band abbia fatto chiarezza, trovato la strada giusta e stretto finalmente fra le mani il volante per girovagare spensierata fra le verdi lande dell’isola, come nel video di Ordinary Creature, singolo uscito il 9 agosto scorso che offre l’assist alla traccia successiva, Styrofoam Cathedral, pronta per la candidatura a nuova hit.

Lo scheletro di poche note di piano e una corona di violini caratterizzano il blues muschiato di The Block, con la voce maschile e femminile finalmente sublimate. La dodicesima traccia, Mouse Parade, ne raccoglie il clima e ha lo stesso effetto di un segreto sussurrato appena all’orecchio. Meriterebbe di chiudere l’album rendendolo unico nel finale: come il brivido teso di ghiaccio pronto a spezzarsi. Ma purtroppo non è così. La scelta degli autori, ricaduta sulla scontata The End, riporta tutto al minuto zero del disco, lasciando aperto più di un interrogativo.

All is Love And Pain in The Mouse Parade è un disco circolare che non mostra certo la forza del vulcano Eyjafjöll, che nel 2010 bloccò il traffico aereo di mezzo mondo causando il panico fra i viaggiatori, ma ha in sé la resilienza – parola abusata ma utile in questo caso – del popolo islandese che lo stesso anno si espresse tramite referendum a netto favore dell’abolizione dell’ingiusto debito finanziario che gravava sulle proprie teste. «La potenza è nulla senza controllo», recita un vecchio slogan pubblicitario. Vero, ma un po’ di coraggio e forza di osare in questo disco non avrebbe guastato affatto.

Massimiliano Ciliberto

Marxista sezione Discografica

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