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I primi cinque anni di Milano posto di merda

I Giallorenzo tornano in tour e lo fanno portando in giro il loro primo disco: Milano posto di merda.
Uscì nel 2019, Noisey ne scrisse e lo considerò come uno dei migliori album indie dell’anno. Lo era e lo è tutt’ora. Quest’anno festeggia i suoi primi cinque anni e non c’è modo migliore per rendergli giustizia se non riportandolo in tour facendo tremare tutto.
A Torino sono passati da Off Topic. È stato bellissimo


Ore 22. Sul palco del Cubo di Off Topic sale Marco Fracasia, giovane ed eclettico artista del roster di 42 Records, accompagnato dal sodale Luciano Rovetta. Il set è speciale, ricercato: un campionatore, due chitarre elettriche e la voce di Marco.

La sua, anzi la loro musica è fuori dal tempo, sembra rifarsi al passato cercando di avere uno sguardo sul futuro. È un concetto difficile da rendere, specie a parole. È qualcosa che bisogna sentire, qualcosa che si deve provare dentro. Marco è un talento, un talento sognante. Ha influenze disparate, dal dream pop al lo-fi, ma la cosa più affascinante di tutte è la sua scrittura. I suoi testi sono intimi e personali, sono trasversali, parlano di lui ma possono parlare di chiunque e questa sua capacità di riuscire a intercettare i sentimenti di tutto il suo pubblico, oltre al fatto di essere un grande talento, credo sia il suo principale punto di forza.

Ore 23. Tocca a loro. I Giallorenzo.
Il pubblico, dopo una giusta pausa sigaretta, torna ad affollare la sala del Cubo.
Pochi fronzoli, si attaccano gli strumenti, si verifica che sia tutto ok e si inizia a suonare.

Ma andiamo con calma. I Giallorenzo sono una band che nasce nel 2019 da Pietro Raimondi (Montag, suo progetto solista) con Fabio Copeta, Giovanni Pedersini (Malkovic) e Marco Zambetti. Fondamentalmente sono quattro amici, due bergamaschi e due bresciani, che hanno vissuto insieme i propri anni milanesi e hanno trovato nella musica un modo per evadere, una via di fuga. Il loro primo disco, Milano posto di merda, racconta proprio il loro rapporto con il capoluogo lombardo attraverso le storie di alcuni pazzi che lo percorrono: è stato definito da Noisey il miglior disco indie italiano del 2019. Quest’anno ha festeggiato i suoi primi cinque anni e non possiamo pensare a cosa migliore se non riportarlo in tour.

Il disco è bello, quelle di Noisey non sono parole di circostanza. Sono verità. La loro scrittura, per quanto si possa considerare almeno in parte ermetica, è molto semplice. Molto triste, ma molto semplice. Quello della semplicità, si badi bene, non è da intendersi come un difetto, quanto piuttosto come un pregio. Non si vogliono fare paragoni azzardati, ma la prosa di Hemingway ha sempre funzionato proprio per questo: la facilità con cui si riesce a esprimere e concetti difficili, quali l’amore o la condizione umana, utilizzando parole semplici. Ecco, i Giallorenzo riescono a raccontare le loro storie con estrema facilità. I loro testi, tendenzialmente emo, raccontano i disagi e le paure di quattro ragazzi comuni nel bel mezzo della loro vita.

Il pubblico è caldo, molto caldo. La sala non è pienissima, ma sotto il palco c’è uno zoccolo duro di ragazzi che non si perde una nota, una parola. Si inizia a pogare fin da subito, e come potrebbe essere altrimenti? Le chitarre suonano forte, la batteria pesta e non c’è un attimo di pausa.

Milano posto di merda viene suonato nella sua interezza, qualche pezzo è stato anche riarrangiato per l’occasione. La tristezza dei testi di cui si accennava prima continua a trasparire e contemporaneamente ad annullarsi con la musica e la gioia di chi li sta vedendo e di chi sta cantando tutte le canzoni a memoria. Alcuni fan salgono sul palco, guardano il pubblico e cantano, poi si ributtano di sotto e la festa continua. I quattro musicisti continuano imperterriti. Ogni tanto Pietro, frontman della band, si interrompe per provare a dire qualcosa, ma si rende conto anche lui di non aver molto di cui parlare e ridendo torna a suonare.

Vengono proposti anche alcuni brani dei due dischi successivi, Fidaty (2020) e Super soft reset (2022). Sono potenti, il suono è pieno. Le chitarre impazzano. Con Provarci il pubblico si scatena ancora di più, se possibile. Ma è su Megapugno, riproposta anche come bis, che tutto quanto esplode. Il pogo è selvaggio: gente che si arrampica su altra gente, corpi che si mischiano tra loro, che si perdono tra i fumi delle spinte cordiali, che vivono, urlano, saltano, gioiscono.

Era da un po’ che non si assisteva a un concerto con così tanto trasporto da parte del pubblico. Ma questo, credo, dipende molto dallo spirito intrinseco in questa città e in chi la vive: se Torino ama, lo fa con tutta sé stessa e non importa come, dove o quando. Ama e basta. E ieri sera i Giallorenzo li ha amati, tanto e incondizionatamente. Che spettacolo.

 

foto di Giorgia Mirabile
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